Se il caos che ha preceduto e seguito l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk non fosse stato abbastanza, sul capo dell’uomo più ricco del mondo si addensano altre nubi, ancora una volta giudiziarie.
Il 14 novembre il ceo di Tesla comparirà davanti al giudice Kathaleen McCormick della Court of Chancery del Delaware, la stessa che stava dirimendo la questione della proposta d’acquisto – dapprima ritirata e infine andata a buon fine – della piattaforma online.
Stavolta la causa riguarda i 56 miliardi di dollari che Musk avrebbe ricevuto come compenso nel 2018 come ceo di Tesla che avrebbero fatto seguito – secondo l’accusa – a “obiettivi di performance facili”, fissati dal consiglio di amministrazione del costruttore. Tutto questo, secondo l’azionista che ha intentato la causa, Richard Tornetta, avrebbe portato a un arricchimento indebito, “senza che fosse neanche richiesta la sua presenza a tempo pieno nella casa automobilistica” e sarebbe servito a finanziare “il sogno di colonizzare Marte”. I legali di Tesla rispondono sostenendo invece che i risultati portati a casa dal manager sudafricano avrebbero garantito agli azionisti uno straordinario aumento di valore dei titoli di 10 volte.
Il contestato pacchetto retributivo consente a Musk di acquistare l’1% delle azioni di Tesla con un forte sconto ogni volta che vengono raggiunti obiettivi finanziari e di performance crescenti: in caso contrario non riceve nulla. Secondo i documenti depositati dal costruttore in tribunale, nel periodo contestato Tesla ha raggiunto 11 dei suoi 12 obiettivi, il valore è salito da 50 a 650 miliardi di dollari soprattutto grazie all’aumento della produzione del Model 3.
Gli “stipendi” di Musk valgono circa 50 miliardi di dollari, secondo Amit Batish di Equilar, una società di ricerca sulle retribuzioni dei dirigenti e contribuiscono alla sua fortuna di 200 miliardi di dollari, la più grande al mondo. Il pacchetto di complessivo di Musk vale sei volte di più della retribuzione combinata dei 200 amministratori delegati più pagati dello scorso anno, secondo Batish.
È probabile che il processo si concentri sulle affermazioni di Tornetta, secondo cui il pacchetto è stato sviluppato e approvato da amministratori legati a Musk – si fa in particolare il nome di Antonio Gracias, descritto dal querelante come un amico intimo di Musk e che è stato direttore indipendente dal 2010 al 2019 – e promosso agli azionisti senza rivelare che le prime tranche avevano probabilità di essere raggiunte già sulla base di proiezioni interne.