No alle auto elettriche “made in China”: a dirlo senza usare mezzi termini è Carlos Tavares, ad di Stellantis, il quale durante una tavola rotonda al Salone di Parigi ha espresso serie preoccupazioni riguardo alla possibile “invasione” in Europa di modelli a batteria provenienti dalla Repubblica Popolare.
Per arginare il problema, secondo Tavares sarebbero opportune delle misure idonee a proteggere l’industria del Vecchio Continente seguendo l’esempio degli Stati Uniti. L’Amministrazione Biden ha infatti previsto per chi intende acquistare veicoli elettrici un credito di imposta di 7.500 dollari. A patto però che questi, comprese le batterie, siano prodotti interamente negli Usa utilizzando materie prime provenienti dall’interno.
Si tratterebbe in pratica di una sorta di protezionismo, applicando regole sulle importazioni per almeno 10 anni da ridurre progressivamente fino a eliminarle del tutto una volta stabilito un equilibrio nel mercato. Una situazione che richiama alla mente i primissimi anni ’90, quando – alla vigilia della creazione del mercato unico europeo – l’allora presidente di Psa Jacques Calvet era tra i più accesi sostenitori di una politica di intransigenza nei confronti delle vetture giapponesi.
Per Tavares è comunque indispensabile puntare per il futuro dell’auto su un’ampia gamma di soluzioni tecnologiche e non solo sull’elettrico. Questo perché, visto il loro prezzo elevato, molti non avranno la possibilità di acquistare delle vetture a batterie.
“Stiamo mettendo a rischio la natura democratica della libertà di movimento individuale, la classe media non può permettersi le elettriche. Perché continuiamo a ostacolare le auto (endotermiche ndr) se sono pulite e sicure? Siete favorevoli o contrari alla libertà di movimento?” ha ribadito Tavares.
Tornando sull’elettrico lo stesso manager ha poi colto l’occasione per annunciare che il gruppo Stellantis produrrà a breve 12 veicoli elettrici in Francia, contro i 6 attuali. Tra questi le Peugeot 308, 308 wagon e 408 costruite a Mulhouse (Alto Reno).