C’è stato spazio anche per i problemi che attanagliano il settore trasporti – e quello automotive in particolare – nel discorso sullo stato dell’Unione tenuto oggi a Strasburgo nell’aula del Parlamento europeo, dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
In particolare, la politica tedesca ha citato il litio e gli altri materiali che sono componenti essenziali per la realizzazione delle batterie destinate alle auto elettriche: “L’accesso alle materie prime – ha detto – è fondamentale per il successo della nostra trasformazione verso un’economia sostenibile e digitale. Il litio e le terre rare saranno presto più importanti di petrolio e gas. La nostra domanda di sole terre rare aumenterà di cinque volte entro il 2030. Il problema è che attualmente un solo paese, la Cina, domina quasi l’intero mercato. Dobbiamo evitare di diventare nuovamente dipendenti, come nel caso dellle altre fonti energetiche”.
Per garantire continuità alle forniture, l’Europa deve stringere nuove partnership che garantiscano standard di lavoro e ambientali in linea con quelli del Vecchio continente: “Sottoporrò quindi alla ratifica gli accordi con Cile, Messico e Nuova Zelanda. Stiamo poi portando avanti i negoziati con partner come Australia e India”. La von der Leyen ha comunque avvertito che “la sicurezza delle forniture è solo un primo passo e la lavorazione di questi metalli è altrettanto critica”.
“Oggi – ha continuato la presidente – quasi il 90% delle terre rare e il 60% del litio vengono lavorati in Cina. Identificheremo progetti strategici lungo tutta la filiera, dall’estrazione alla raffinazione, dalla lavorazione al riciclo. E creeremo riserve strategiche dove l’offerta è a rischio. Questo è il motivo per cui oggi annuncio una legge europea sulle materie prime critiche”.
L’esempio da seguire è quello della “Battery Alliance”, lanciata 5 anni fa: “Presto due terzi delle batterie di cui abbiamo bisogno saranno prodotti in Europa”.
Ursula von der Leyen ha detto quindi che l’Unione potrebbe seguire lo stesso approccio avuto per gli accumulatori anche per i chip: “Già l’anno scorso ho annunciato l’European Chips Act. E la prima gigafactory di processori aprirà nei prossimi mesi: ora dobbiamo replicare questo successo”.
La presidente della Commissione ha poi sottolineato la lezione della crisi petrolifera degli anni ‘70 che deve spingere l’Europa verso un futuro a idrogeno per il quale serve passare “da un mercato di nicchia a uno di massa”. Per questo l’intenzione è produrne “dieci milioni di tonnellate da fonte rinnovabile nell’Unione ogni anno entro il 2030”.
Per dare stabilità al settore, è stata annunciata quindi la nascita di una “banca dell’idrogeno” che contribuisca a garantire gli acquisti utilizzando il Fondo per l’innovazione che avrà a disposizione 3 miliardi di euro utili “a far incontrare domanda e offerta”, sapendo che quest’ultima “è ancora troppo bassa”.