Era della materia di cui sono fatti i sogni la motorizzazione di massa in Italia alla fine del secondo conflitto mondiale. E quel 19 maggio del 1956 l’avvio dei lavori dell’Autostrada del Sole Milano- Napoli dà un forte impulso al Paese che si muove. Nell’unire il nord e il sud dello Stivale sono 27 le stazioni di servizio che, assieme ai carburanti, mettono a disposizione assistenza e ristoro per viaggi infinitamente più agevoli che in passato e a medie neppure paragonabili.
Lungo una rete viaria che cresce è sempre più frequente incontrare il “cane a sei zampe” ideato da Luigi Broggini e trasformato da Giuseppe Guzzi in logo dei distributori Agip, l’azienda pubblica salvata da Enrico Mattei e assorbita nell’Eni dal 1953. Le scoperte di giacimenti petroliferi tra il 1946 e il 1949 a Caviaga nel lodigiano e a Cortemaggiore nel piacentino danno la spinta a una politica più autonoma e all’ingresso nel settore dell’energia a livello internazionale. Supercortemaggiore diventa “la potente benzina italiana”, pubblicizzata in amatissimi “caroselli” da artisti come Franca Valeri e Dario Fo: basta fermarsi e fare rifornimento in strutture dell’Agip, spesso esempi riusciti di architettura moderna.
I consumi di carburante, che crescono ormai nell’ordine dei milioni di litri e fonte di straordinari e contestati introiti per lo Stato, non sono che la cartina di tornasole di un incremento della circolazione a ritmi del 20 per cento all’anno.
Alla fine dei Cinquanta, l’automobile sta contribuendo in modo sostanziale al mutamento del volto e della vita economica e sociale del Paese. Il dopoguerra ha infatti lasciato un parco vetture vecchio e ridotto ai minimi termini, infrastrutture disastrate e scarsezza di carburante a costi elevati, per una circolazione complessiva di neppure 800mila veicoli, soprattutto camion. La svolta avviene proprio alla metà degli anni Cinquanta, quando tre importanti eventi segnano e simboleggiano il passaggio del nostro Paese verso una mobilità diffusa che può contare anche su una base industriale e imprenditoriale in costante rafforzamento. Alla posa della prima pietra dell’Autostrada del Sole e alla nascita dell’Eni, che rappresentano il punto di partenza del “miracolo economico” italiano pur tra mille contraddizioni, va aggiunto il lancio nel 1955 della Fiat 600. Vittorio Valletta, autoritaria guida della casa torinese, e il suo grande tecnico Dante Giacosa sono convinti della possibilità che una nuova utilitaria, dopo le esperienze con Balilla e Topolino, possa allargare un mercato in realtà ripartito dall’alto. Fiat 1400, Lancia Aurelia e Alfa Romeo 1900, tutte apparse nel 1950, seguite da 1100, Appia e Giulietta, si erano rivolte alle classi dirigenti e al ceto medio emergente. Ora la sfida è la conquista di chi al massimo può permettersi un usato o si muove in motorino e in bicicletta. Offerta a 590mila lire, la 600 dalle dimensioni contenute in 3,21 metri ospita quattro persone e qualche bagaglio con discreta comodità. I 21,5 cavalli la portano a sfiorare i 100 consumando poco: un serbatoio da 27 litri permette di percorrere circa 400 chilometri.
Il prezzo non è certo basso per redditi da 30-40mila lire al mese e a ciò va aggiunto il costo della benzina a 128 lire al litro, gravato di oneri fiscali per ben 91 lire e sproporzionato rispetto alle corrispondenti 73 lire della Gran Bretagna, le 92 della Germania e le 114 della Francia. Ciononostante, rate e sacrifici per avere comunque la vettura, alla quale si aggiungerà dal 1957 la più economica 500, spingeranno le vendite nazionali in un decennio dalle 80mila unità del 1950 alle oltre 380mila del 1960, mentre la produzione passerà da 100mila a mezzo milione di veicoli.
Nel frattempo si costruisce l’Autostrada del Sole Milano-Napoli con le sue stazioni di rifornimento. Alla guida dell’impresa c’è un altro manager dal piglio determinato, l’ingegnere Fedele Cova, incaricato di realizzare l’opera con la neonata Autostrade S.p.A. nell’ambito del piano voluto dal ministro dei lavori pubblici Giuseppe Romita. In un tempo da considerare piuttosto breve, il nastro di apertura al traffico viene tagliato dal presidente del Consiglio Aldo Moro nel 1964: sono stati stesi 753 chilometri di asfalto, realizzati 400 ponti e 38 gallerie, impegnati 272 miliardi di lire, solo 10 in più rispetto al preventivato. Il 35 per cento è a carico dello Stato e il resto da recuperare con i pedaggi, subito salati: da 3,80 a 8,80 lire al chilometro. Le accise sui carburanti – inaugurate da Benito Mussolini nel 1935 per finanziare la guerra d’Etiopia – resteranno fino ai nostri giorni invece un’altra voce importante del bilancio statale.
*Articolo pubblicato su l’Automobile 60, marzo 2022