Granturismo a motore centrale e dalle dimensioni non eccessive, comunque con un abitacolo in grado di ospitare anche quattro persone. Per affrontare un problema tecnico-stilistico non facile da risolvere, cercando nuove affermazioni di mercato, Ferrari sceglie, per la prima volta, la carrozzeria Bertone che firma la 308 GT4. Venduta utilizzando il marchio Dino e lanciata con non poche ambizioni nel 1973, la coupé 2+2 di Maranello non sarà mai in realtà troppo amata.
Nonostante i deludenti esiti commerciali, nel 1980 lo schema viene però riproposto dalla erede Mondial 8, tornando alla collaborazione con la Pininfarina che interpreta il tema estetico e funzionale in modo diverso, senza tuttavia riuscire neppure questa volta ad ottenere il pieno consenso dei seguaci del Cavallino.
Richiamando nel nome le quattro cilindri degli anni Cinquanta protagoniste di varie Mille Miglia, ma anche celebrando la vittoria nel Campionato 1979 di Formula 1 con Jody Scheckter, la vettura debutta al Salone di Ginevra proponendo tratti sobri e linea a tre volumi per una lunghezza di 4,58 metri. A caratterizzarla, i fari anteriori a scomparsa, le pinne ai lati del lunotto, le classiche doppie luci circolari posteriori e le prese d’aria laterali a lamelle orizzontali che verranno poi riprese con maggiore effetto sulle successive Testarossa e 348.
Le componenti tecniche derivano da quelle della più estrema”berlinetta” 308 GTB, dal telaio a traliccio di tubi e scocca in alluminio alle sospensioni indipendenti a quadrilateri, dai freni a disco ventilati servoassistiti allo sterzo a cremagliera privo di servocomando. L’allungamento del passo da 2,34 a 2,65 metri, per offrire due posti in più, non consente d’altra parte che una sistemazione assai scomoda per gli eventuali passeggeri posteriori, semmai lo spazio può integrare quello, anch’esso ridotto, del bagagliaio. In compenso, l’elegante allestimento dell’abitacolo è curato artigianalmente, con rivestimenti in pelle, strumentazione completa e buona dotazione di accessori.
A deludere le aspettative sono però soprattutto le prestazioni della Mondial, subito considerate non all’altezza di una Ferrari. Il V8 tre litri ripreso dalla 308 GTB, pur sofisticato bialbero per bancata e alimentato ad iniezione, mette a disposizione “soltanto” 214 cavalli e, a causa del peso non trascurabile dell’auto di quasi 1.600 chili oltre all’aerodinamica non eccezionale, ha un rendimento decisamente inferiore rispetto alla sorella, con velocità massima di circa 230 chilometri orari e accelerazioni non certo fulminee. Sempre apprezzabile, invece, il cambio a 5 marce dalla classica griglia di comando a settori ed eccellenti le qualità di comportamento su strada.
Nel 1982, con l’arrivo della Quattrovalvole, la Mondial inizia una scalata alle più alte potenze, mettendo in campo 240 cavalli per 240 chilometri orari, e si affianca la riuscita variante cabriolet dai più ampi consensi, particolarmente sul mercato statunitense. La cilindrata cresce a 3,2 litri e i cavalli a 270 nel 1985, in occasione di un lieve restyling ed è disponibile l’ABS. Ultimo, importante, aggiornamento nel 1989, con il V8 portato a 3,4 litri e 300 cavalli disposto ora longitudinalmente e cambio trasversale. Senza più complessi d’inferiorità, la nuova Mondial T è in grado di sfiorare i 260 chilometri orari e di passare da 0 a 100 in 6,3 secondi.
A fronte di un avvio non troppo felice e delle molte perplessità, questa 2+2 a motore centrale, l’ultima nella storia della casa di Maranello, sarà una delle Ferrari più longeve e dalle vendite non trascurabili: oltre 6mila gli esemplari fino al termine della produzione nel 1993.