Everest d’attore.

Agosto 17, 2022

Il tracciato di Le Mans ha sempre esercitato un certo fascino sui divi di Hollywood, da Steve McQueen a Paul Newman, entrambi con la passione per le corse e in particolare per quella francese. Patrick Dempsey, l’attore statunitense di 56 anni diventato celebre per aver interpretato il dottor Derek Shepherd nella serie televisiva “Grey’s Anatomy” e tanti altri ruoli sul piccolo e grande schermo, è oggi il più coinvolto in questo mondo di auto da corsa.

Agli esordi

Tutto comincia più o meno 14 anni fa quando Dempsey si fa una domanda e si dà una risposta: star del cinema o pilota di endurance? Ma perché scegliere quando si può essere entrambi? Del pilota professionista non possiede le capacità tecniche, né tantomeno l’esperienza, ma tira dritto: “Non voglio essere solo l’attore, ma anche il pilota che vince”. Determinazione da vendere, fama mondiale, cospicuo conto in banca e tanti progetti anche in ambito solidale.

La Dempsey Racing

E’ quanto basta perché nel 2006 l’attore crei una scuderia tutta sua, la Dempsey Racing, insieme al connazionale Joe Foster (in un primo momento in società c’è anche il calciatore Alessandro Del Piero). Trovati sponsor e finanziamenti, i due costruiscono un team con l’obiettivo di correre alla 24 Ore di Le Mans. Prende il via una lunga fase di rodaggio. Da principiante Dempsey si confronta con i grandi nomi della disciplina passando dal circuito vecchia scuola di Sebring ai 18 metri di dislivello della temibile curva “cavatappi” di Laguna Seca: fra un testacoda e l’altro si mette alla prova. Studia, sbaglia e riparte. Sul circuito di La Sarthe correrà per la prima volta nel 2009, al traguardo arriva nono: “Ho pagato l’inesperienza”, dirà. Per lui il tempo scorre alla ricerca di un equilibrio fra l’impegno sul set, quello a bordo di bolidi roboanti e il prezzo elevatissimo da pagare per la copertura assicurativa imposta dalle case di produzione. Questa sfida personale è documentata nella mini-serie “Road to Le Mans” (2013), che racconta in una manciata di episodi la corsa personale di Dempsey. L’adrenalina non è più un punto d’arrivo, ma un mezzo per imparare a dosare l’energia del piede sull’acceleratore in vista della lunga competizione transalpina. “Le Mans è l’Everest ed esige la perfezione – spiega guardando dritto in camera – quando corri su quella pista fai parte di un passato, di una storia e di uno sport che hai il dovere di onorare. È stimolante far parte di tutto questo”.

Abituato dall’eta di 17 anni ai tempi lunghi tipici di un prodotto cinematografico, l’attore originario del Maine punta ora a quelli fulminei di un giro di pista al volante di un’auto da 450 cavalli come la Porsche 997 GT3 RSR. Ed è a bordo della sportiva tedesca che nel 2013 si ritrova di nuovo ad affrontare la 24 Ore di Le Mans e a calcare lo stesso tracciato dove nel 1979 Paul Newman scrisse un pezzo di storia col primo posto nella sua categoria. Anche in quel caso, c’era di mezzo una Porsche. Sotto una pioggia battente, Dempsey taglia il traguardo al quarto posto insieme al resto del team a stelle e strisce (Foster e Long). Ci riprova l’anno successivo con la 911 RSR, “una combinazione da 750mila dollari di arte e tecnologia”, ma termina in quinta posizione. Mentre tutti festeggiano il risultato, il pilota-attore non accetta di essersi fermato ancora una volta ai piedi del podio. La mancata vittoria lo induce a una scelta radicale: “Le Mans è meglio di qualsiasi copione”. Così nel 2015, dopo undici stagioni di riprese, abbandona la serie tv ospedaliera ambientata a Seattle, butta il camice e indossa tuta ignifuga e casco integrale. Questa volta non ci sono né spazio né tempo, per riprovare il ciak: deve essere un “buona la prima”. E così è. Conquista il secondo posto nella categoria GTE Am, fiancheggiato ancora una volta dall’esperienza di Porsche, il costruttore più vincente della storia sul tracciato di La Sarthe.

Scuderia vincente

Raggiunto l’obiettivo, a quarantanove anni Dempsey decide di abbandonare il volante. Non i circuiti, che restano la sua seconda casa: impegni cinematografici e filantropici permettendo, dal paddock segue il suo team. Nel 2018 la sua squadra vince a le Mans nella categoria GTE Am con una Porsche 911 RSR. Dempsey ce l’ha fatta, anche se questa volta non è lui a guidare.

Oggi viene “paparazzato” al volante di auto d’epoca tirate fuori dal suo splendido garage. Nella flotta ci sono una Porsche 356 Speedster del 1963, una Jaguar XK120, una Jaguar E-Type coupé e una Ferrari Daytona, che in un’intervista al Sunday Times definisce “un’ottima macchina da Patrick Dempsey si dà anche allo sci, confessando in più di un’occasione di ispirarsi al talento del grande Alberto Tomba. Una vita fra ascese e discese, piste d’asfalto alternate ad altre di neve: purché veloce e a caccia di nuove sfide.

*Articolo pubblicato su l’Automobile 46, dicembre 2020