Stellantis, produzione primo semestre in calo (-13,7 %).

Luglio 5, 2022

Nei primi sei mesi dell’anno in corso, Stellantis ha prodotto in Italia 351.890 veicoli, il 13,7% in meno rispetto al 2021 quando gli esemplari erano stati nel complesso 407.666. Lo ha comunicato il sindacato Fim-Cisl che ha anche sottolineato come la difficoltà produttiva riguardi in particolare i commerciali. La produzione di automobili, infatti, è cresciuta del 2,1% rispetto allo scorso anno toccando quota 248.990. Per i furgoni, invece, il saldo è fortemente negativo: sono usciti dalle catene di montaggio 102.900 pezzi, 60.880 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, con un calo del 37,2%.

Paragonando i dati attuali a quelli pre-covid (2019), si riscontra una perdita complessiva nei volumi del 22,8%, ripartita tra il -18,8% delle vetture e il -31% dei commerciali. 

Il 2022, dall’andamento di questi primi 6 mesi, si sta prefigurando come il quinto anno consecutivo di flessione delle produzioni Stellantis nel nostro Paese. Se nel quadriennio 2017-2021, si era perso il 35% della produzione complessiva da 1.035.454 a 673.475, il 45% nelle sole autovetture (da 743.454 a 408.526), con la tendenza di ulteriore riduzione generata nei primi 6 mesi 2022 rischiamo di scendere, su base annua, sotto le 650mila unità (-37% rispetto 2017) tra auto e commerciali, con una produzione veicoli appena sopra le 400mila (circa -40% se paragonata a 5 anni fa).

Cause note

La causa principale di questa contrazione è la mancanza dei semiconduttori e di altri componenti che, a detta del sindacato, porterà a fine anno a una perdita complessiva di 200mila vetture che non verranno costruite.

Le situazioni più pesanti riguardo i volumi si riscontrano nei due stabilimenti, Melfi (-17%) e Sevel (-37,2%), che hanno sempre rappresentato il fiore all’occhiello della produzione nel nostro Paese. Altrove si registrano dati positivi, in gran parte determinati dai più recenti lanci di nuove proposte e dall’avanzamento del processo di elettrificazione.

Continua, infatti, la crescita della 500e a Mirafiori, mentre l’entrata in produzione della Maserati Grecale e della Alfa Romeo Tonale danno spinta a Cassino e Pomigliano D’Arco. Prosegue l’andamento positivo anche dello stabilimento di Modena, in particolare grazie alla Maserati MC20.

Le preoccupazioni

Nella nota che accompagna i dati, il sindacato ricorda come “il tema delle forniture delle materie prime, dei semiconduttori e dell’avvicinamento della catena del lavoro sia una questione di ordine geopolitico, che il governo del nostro Paese deve affrontare in maniera strategica anche in ambito europeo. Lo scoppio della guerra in Ucraina, lo stop alle forniture del gas russo, la ridefinizione dei flussi nei diversi mercati anche per le scelte che altri paesi, a partire dalla Cina, potranno attuare possono solo peggiorare ulteriormente il problema del reperimento e del costo delle materie prime”.

Fim-Cisl rivendica di “aver denunciato” più volte questa situazione, anche nel tavolo automotive al Mise e conferma la preoccupazione “per i lavoratori che sono pesantemente colpiti sul piano del reddito e dell’occupazione da questa situazione, oltre alle ripercussioni negative che si stanno determinando a cascata in tutto il settore. Nell’industria automobilistica non si era mai determinata una situazione di questa portata: le Case non riescono materialmente a soddisfare gli ordini già acquisiti. Anche il ritardo di quasi quattro mesi del provvedimento degli incentivi sulla mobilità sostenibile, ha certamente influito sulla domanda dei consumatori e di conseguenza anche sui volumi”.

Di tutto questo – ribadiscono dal sindacato – si dovrà continuare a parlare sia nel dialogo impostato con Stellantis che in generale sui tavoli come quello del Mise e dedicati alla situazione e alle prospettive dell’automotive nel nostro Paese.