Stop endotermiche, governo tedesco diviso.

Giugno 22, 2022

Il governo tedesco si divide sulla proposta Ue di vietare i motori a combusione a partire dal 2035. Dopo il no al divieto espresso dal ministro delle Finanze di Berlino Christian Lindner, è intervenuta la titolare del dicastero dell’Ambiente Steffi Lemke, dichiarando che il governo federale condivide la posizione della Commissione europea.

Posizioni contrastanti

Parlando agli industriali dell’associazione BDI a proposito delle nuove regole sulle emissioni – che se entrassero in vigore sancirebbero di fatto lo stop alla vendite di nuove auto con motore a scoppio dal 2035 – Lindner ha affermato di essere contrario all’ipotesi di un divieto, sostenendo che in futuro dovrebbe continuare ad esserci spazio per una nicchia di vetture a combustione. Di conseguenza, a detta del ministro, il governo tedesco si sarebbe schierato contro la proposta della Commissione, recentemente approvata dal Parlamento Europeo e che nelle prossime settimane sarà oggetto di negoziati in seno al Consiglio dell’Ue (organo che rappresenta i governi degli stati membri).

La posizione di Lindner, tuttavia, è stata subito dopo smentita dalla ministra dell’Ambiente Steffi Lemke, la quale ha dichiarato che il governo tedesco “appoggia pienamente la posizione dell’Ue, secondo la quale tutte le autovetture e i veicoli commerciali dovranno essere a zero emissioni dal 2035”.

Maggioranza spaccata

Una questione spinosa per le forze di maggioranza che formano la coalizione di governo a Berlino. Lindner, difatti, è un esponente del Partito Liberale Democratico, tradizionalmente a favore del libero mercato, ma le altre forze che reggono il governo del cancelliere Olaf Scholz – Socialdemocratici e soprattutto Verdi, di cui la Lemke è uno dei leader – hanno posizioni diverse sul tema. Lindner, ad ogni modo, ha aggiunto che il suo governo mira a far rimanere la Germania il paese leader nella produzione di auto elettriche in Europa.

Negoziati in salita

La strada del provvedimento elaborato dalla Commissione si preannuncia in salita, visto che anche i governi di altri stati europei, come Polonia e Repubblica Ceca, hanno avanzato critiche a riguardo. La proposta fa parte della strategia “Fit for 55” di Bruxelles per ridurre del 55% (rispetto ai livelli del 1990) le emissioni di CO2 entro il 2030 e del 100% entro il 2035.

Anche lo stesso Parlamento europeo – che lo scorso 8 giugno ha dato la sua approvazione al provvedimento in seduta plenaria – si era in precedenza spaccato sulla vicenda, con la Commissione Ambiente che aveva votato a favore del divieto, mentre quella Trasporti aveva bocciato il divieto. Ora la palla passa al Consiglio dell’Ue, che in composizione “Ambiente” affronterà il tema per la prima volta il prossimo 28 giugno.