Steyr Puch Haflinger, “mulo” da montagna.

Giugno 20, 2022

Nata nel 1934 la Steyr-Daimler-Puch fonde, con sede a Graz, tutte le precedentemente autonome marche automobilistiche austriache, avviando una produzione che spazia da modelli utilitari a quelli di fascia superiore. Fra i tecnici, che danno lustro al patrimonio di esperienze del gruppo, spiccano i nomi di Hans Ledwinka e Ferdinand Porsche.

Dopo la parentesi bellica, la ripresa fa perno sulla collaborazione con la Fiat e in particolare sulla piccola 500, equipaggiata però con un bicilindrico “boxer”, sempre raffreddato ad aria, da 500, 650 o 700 centimetri cubici e accoppiato ad un cambio con marce sincronizzate. Vetturette dalle prestazioni piuttosto brillanti, in campo dal 1957 fino agli anni Settanta che, utilizzate nelle competizioni, danno filo da torcere anche alle Abarth.

Nel 1959, frutto di un protocollo con l’esercito austriaco, viene presentata la 700 AP Haflinger, ultracompatta fuoristrada che prende il nome da una razza di cavalli delle Alpi sudtirolesi e che verrà diffusa non soltanto per impieghi militari. Il progetto porta la firma di Erich Ledwinka, figlio di Hans, e i collaudi per una resa ottimale sono scrupolosi su percorsi impegnativi, dal monte Schoeckl in Stiria alle grandi altitudini delle Ande.

Solo l’essenziale

Lunga appena 2,85 metri e larga 1,40, la Haflinger si basa su un robusto telaio formato da un tubo centrale, che ospita gli organi di trasmissione all’interno, e su una funzionale piattaforma. La carrozzeria, se così la si può definire, è ridotta all’essenziale, completamente aperta e l’abitacolo si può chiudere montando una struttura in tela che comprende anche quattro piccole portiere. In assenza, semplici catenelle proteggono i passeggeri, mentre il parabrezza è ribaltabile in avanti e sotto il pianale ci sono vani per la ruota di scorta, una tanica e la batteria.

Grazie alla guida avanzata, oltre l’asse anteriore, nonostante un passo di soli 1,84 metri c’è spazio per quattro  passeggeri su sedili appena imbottiti e le possibilità di trasformazione favoriscono il carico (circa 550 chili). La strumentazione comprende a mala pena l’indispensabile (unico strumento circolare il tachimetro-contachilometri) ma, se non si può certo parlare di finiture, l’insieme dell’allestimento è comunque costruito con cura.

Grandi doti in fuoristrada

Il motore boxer di 643 centimetri cubici, ripreso dalla Steyr Puch 500, è collocato a sbalzo dell’asse posteriore e protetto da una griglia antiurto, accoppiato ad un cambio a quattro marce dai rapporti ridotti. In seguito verrà aggiunto un “primino” (da 8 chilometri orari) per migliorare ulteriormente una attitudine alla marcia off-road già notevole, grazie al sistema a quattro ruote motrici con trazione posteriore sempre in presa, la anteriore ad inserimento manuale e possibilità di bloccaggio dei differenziali tramite levette sul tunnel.

Le sospensioni sono a bracci oscillanti, molle, tamponi in gomma e ammortizzatori idraulici a doppio effetto, i freni a tamburo e i pneumatici con battistrada fortemente scolpito. Leggera (circa 600 chili), estremamente compatta e maneggevolissima, pur disponendo di una potenza limitata a 22 cavalli, la mini 4×4 austriaca è in grado di superare pendenze tra il 50 e il 65 per cento secondo il rapporto di trasmissione scelto, vanta un indice di ribaltamento pari a 50 gradi e affronta guadi profondi una cinquantina di centimetri. Naturalmente modeste le prestazioni su strada, per una velocità che al massimo si avvicina ai 70 chilometri orari, senza però eccedere nei consumi, mediamente intorno agli 11-12 chilometri/litro.

Una specialista dell’offroad 

Nel 1967 si aggiunge una variante allungata a 3,10 metri e sei posti, il bicilindrico acquista qualche cavallo e la diffusione della vettura si è ormai estesa ad un centinaio di Paesi per scopi sia civili che militari. Compresa l’Italia, dove una Haflinger, equipaggiata con gli accessori indispensabili, costa negli anni Sessanta quasi 1,8 milioni di lire, al livello di una buona vettura di fascia media.

Ad affiancarla, dal 1971, la assai più mastodontica Pinzgauer e la Steyr-Daimler-Puch si specializza sempre più nel settore dell’off-road: dal 1979 realizza per la Mercedes l’intramontabile G e nel 1983 debutta la Panda 4×4, con sistema di trazione integrale studiato dalla casa austriaca. Numerose le collaborazioni che si susseguono, e sono tuttora in corso, con marchi di prestigio: dalla Jeep alla BMW, dalla Aston Martin alla Jaguar e dal 2001, dopo l’intervento di un gruppo canadese, l’azienda è diventata Magna-Steyr.