Come era inevitabile il voto del Parlamento europeo – che ha appoggiato la proposta contenuta all’interno del pacchetto “Fit for 55” e dichiarato lo stop alla vendita nel Vecchio continente di vetture con motore endotermico dal 2035 – ha provocato una tempesta di reazioni col settore automotive in agitazione, oltre che apparentemente diviso. Perché alcune Case come Ford, Volvo e Mercedes hanno sostenuto il voto favorevole. La risposta del comparto è comunque arrivata in una nota senza distinguo dalla associazione europea dei costruttori, l’Acea, con sede a Bruxelles.
L’organizzazione scrive di “prendere atto del voto in plenaria del Parlamento europeo sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni”. Tuttavia, subito dopo, il testo rimarca le difficoltà che inevitabilmente dovranno essere affrontate nel prossimo futuro e, per questo, “esorta gli eurodeputati e i ministri dell’Unione a considerare tutte le incertezze che l’industria si trova davanti mentre si prepara a una massiccia trasformazione”. Un modo per far pressione sulla trattativa che si apre adesso in sede di Commissione europea per una approvazione definitiva.
La nota sottolinea come i costruttori apprezzino il mantenimento degli step intermedi del 2025 e del 2030, che pure sono considerati “estremamente impegnativi” e che possono essere raggiunti, si sottolinea, “solo con un massiccio incremento delle infrastrutture di ricarica e rifornimento”. A preoccupare l’industria, tuttavia, è in particolare è proprio l’obiettivo del 100% di abbattimento delle emissioni per il 2035, che sarebbe condizionato “da molti fattori esterni che non sono completamente nelle sue mani”.
Per questo i costruttori lanciano l’allarme sui risultati “oltre il decennio”. Il presidente di Acea e ceo di Bmw Oliver Zipse ha spiegato: “L’industria automobilistica contribuirà pienamente all’obiettivo di un’Europa a zero emissioni nel 2050. Ma data la volatilità e l’incertezza che stiamo vivendo a livello globale giorno dopo giorno, qualsiasi regolamentazione a lungo termine che vada oltre questo decennio è prematura. È invece necessaria una revisione trasparente a metà strada per definire gli obiettivi post-2030”.
Per Zipse sarà necessario “valutare se lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e la disponibilità di materie prime per la produzione di batterie saranno in grado di soddisfare la continua e rapida crescita dei veicoli elettrici”. I costruttori sottolineano anche l’importanza che la transizione industriale sia accompagnata da altri elementi, già presenti nel pacchetto “Fit for 55” e fa riferimento specifico “agli obiettivi di CO2 e al regolamento sulle infrastrutture per i carburanti alternativi”.
Se l’Acea cerca di rappresentare una posizione unitaria per rispondere alla sfida posta dal voto degli europarlamentari – con posizioni diverse, tanto che il provvedimento è passato con una maggioranza relativamente risicata con 339 favorevoli, 249 contrari e 24 astenuti – i costruttori sembrano essere altrettanto divisi.
Già l’estate scorsa, in occasione del COP26 di Glasgow, l’automotive ha conosciuto una frattura profonda. Al momento di votare un impegno a “porre fine all’era dei veicoli alimentati a combustibili fossili entro il 2040 o prima”, soltanto alcuni costruttori hanno raccolto la sfida: tra questi Ford, Mercedes e Volvo, gli stessi che hanno preso posizione più chiaramente in favore dello stop alle endotermiche contenuto nel “Fit for 55”.
Altri si sono tirati indietro, temendo che la situazione evolvesse in maniera negativa: tra questi Volkswagen, Toyota e Bmw che, pur condividendo “lo spirito e la determinazione nell’affrontare il cambiamento climatico e rimanendo aperti a impegnarci e a lavorare con le parti interessate” – come aveva scritto in una nota il marchio giapponese – avevano preferito non apporre la propria firma sul documento programmatico.
Un impegno certo è quello di Stellantis che durante il suo “Electrification Day” del 2021 ha confermato che intende vendere il 100% di autovetture a batteria in Europa e il 50% negli Stati Uniti (compresi i pick up) entro il 2030, anno in cui conta di commercializzare 5 milioni di veicoli a emissioni zero, oltre ad attuare uan serie di politiche per diminuire lìimpronta di caqrbonio dall’intero processo di costruzione.
Sull’altro fronte, l’associazione automobilistica tedesca – la Vda – ha esercitato pressioni sui legislatori affinché respingessero l’obiettivo del 2035, che secondo loro penalizzava i carburanti alternativi a basse emissioni di carbonio e obbligava a un impegno volto solo all’elettrico “troppo presto” data l’incertezza della realizzazione delle infrastrutture di ricarica.