Dalle difficoltà anche legali alla possibilità di espandersi e acquisire una quota rilevante di un costruttore di vetture elettriche. La storia della società di ride hailing (servizio di taxi a chiamata via app effettuato con auto private) cinese Didi sarebbe a un punto di svolta.
Secondo fonti che hanno preferito restare anonime citate da Reuters, Didi sarebbe in in trattativa con la Sinomach Automobile per l’acquisto di circa il 33% dell’azienda, sostenuta anche dallo stato, e che ha affiancato alla sua storica attività di fornitore di componenti e di trait d’union fra l’industria nazionale cinese e quella straniera anche la produzione di veicoli a batteria.
Secondo una delle fonti, Didi metterebbe sul piatto della bilancia un investimento di circa 150 milioni di dollari e consentirebbe alla società di ride hailing di entrare come socio di minoranza, mentre il 67% resterebbe nelle mani della casa madre, la Sinomach Zhijun, finanziata anche, come detto, dal governo di Pechino.
In questi ultimi anni Didi ha portato avanti in silenzio un progetto di produzione di autovetture, con il nome in codice “Da Vinci” e, secondo una delle fonti, ha impiega oltre 2mila persone per questo progetto. L’azienda sarebbe quindi interessata a stringere una partnership con una casa automobilistica che disponga di una licenza per la produzione di veicoli elettrici, necessaria per produrre i mezzi in Cina.
La possibilità che Didi entri nel costruttore è visto anche come un passo avanti rispetto ai problemi che la società ha avuto con le autorità che hanno portato al “delisting” dalla borsa di New York e a uno stretto controllo sulle attività poste in essere. Secondo quanto riportato anche dal Wall Street Journal, le indagini su Didi da parte degli uffici pubblici preposti potrebbe chiudersi presto.Le azioni della società, infatti, sono tornate a salire e hanno guadagnato, nel giro di poco tempo, il 50% del proprio valore.