911 Carrera RS 2.7: il mito compie 50 anni.

Giugno 1, 2022

Cinquant’ anni e non sentirli. Sembra ieri, eppure era il 1972 quando la Porsche 911 Carrera RS 2.7 fece la sua prima apparizione davanti al pubblico al Salone di Parigi. Un momento epocale che ancora adesso molti ricordano osannando, oggi come ieri, l’auto che forse più di tutte ha incarnato nella storia della Casa tedesca lo spirito sportivo del marchio.

Ovvero quella perfetta sintesi tra peso, prestazioni, aerodinamica e maneggevolezza, cercata e voluta sulla 911 Carrera RS 2.7 per farne una vettura divertente da guidare su strada e allo stesso tempo un bolide capace di andare oltre sulle piste.

Lo spoiler a “coda d’anatra”

Bolide riconoscibile fin dalla carrozzeria, proposta in 29 abbinamenti cromatici, dotata del famoso spoiler posteriore a “coda d’anatra” che valse il soprannome al modello. E dove per la prima volta venne utilizzata da Porsche la scritta “Carrera“, in onore alla corsa Carrera Panamericana, e apparve la sigla RS a significare in tedesco RennSport: corsa, race.

Nata per le piste

Quando Porsche decise di sviluppare la 911 Carrera RS 2.7, affidando il compito a un team di 15 ingegneri, lo fece per soddisfare quei clienti desiderosi di possedere un’auto con cui andare in ufficio ma anche partecipare alle corse, dando la possibilità di eliminare dalla vettura ogni elemento superfluo non indispensabile.

Da 0 a 100 in meno di 6 secondi

La versione “Lightweight Sport” (M471), non prevedeva neppure i sedili posteriori, i tappeti e l’orologio e perfino lo stemma della Casa sul cofano era rimovibile. Poteva inoltre montare dei sedili da racing più leggeri di quelli di serie, così da arrivare a pesare in totale 960 chili. Con il risultato che la tedesca fu al tempo la prima auto di serie a scendere sotto i 6 secondi nel passaggio da zero a cento (fermando il cronometro a 5,8), spinta da un motore flat-six di 2,7 litri per 210 cavalli capace di farle toccare i 245 chilometri orari di velocità massima.

Incollata alla strada

Numeri da record per il periodo, che la 911 Carrera RS 2.7 poteva amministrare con una aerodinamica in grado di incollarla a terra, nonostante la leggerezza, grazie soprattutto allo spoiler a “coda d’anatra”. Oltre a poter contare nella meccanica su soluzioni derivate direttamente dalle competizioni: tra cui l’impiego di ruote di dimensioni differenti davanti e dietro, montate su cerchi forgiati Fuchs, 6 J × 15 e 7 J × 15 vestiti da pneumatici 185/70 VR-15 e 215/60 VR-15.

La vogliono tutti

Il tutto fece subito della 911 Carrera RS 2.7 un’auto di grande successo. Al punto che i 500 esemplari pianificati inizialmente, necessari anche per ottenere l’omologazione tra le vetture Special GT del Gruppo 4, andarono esauriti nel giro di due mesi. Con il risultato che alla fine furono ben 1.580 gli esemplari costruiti della tedesca, prima della uscita di produzione nel 1973. Di questi furono circa 200 quelli in versione Lightweight “Sport”, proposta all’epoca con un prezzo di 34mila marchi tedeschi e diventata oggi un vero oggetto di culto per collezionisti e appassionati che supera nelle aste anche il milione di euro.