Si torna a parlare dei guai giudiziari internazionali dell’ex manager della Alliance Renault-Nissan-Mitsubishi Carlos Ghosn, attualmente in Libano dopo una rocambolesca fuga dal Giappone, dove era in stato di libertà vigilata, accusato di aver mentito sul suo stipendio e di aver stornato fondi delle aziende per uso personale.
Il giudice Imad Qabalan del tribunale di Beirut ha interrogato Ghosn – alla presenza del suo avvocato – dopo aver ricevuto un avviso dell’Interpol per il suo arresto, ma non ha preso, almeno per ora, nuove misure legali contro di lui.
Le domande sarebbero state incentrate su accuse quali “riciclaggio di denaro, abuso di potere, sperpero di denaro della società” e altre, ha detto un funzionario del tribunale che è rimasto anonimo, il quale ha aggiunto che Ghosn è stato rilasciato al termine del colloquio.
All’inizio di maggio, il Libano ha ricevuto un avviso “rosso” dell’Interpol, un documento che non equivale a un mandato d’arresto internazionale, ma chiede alle autorità di trattenere provvisoriamente le persone coinvolte, in attesa di una possibile estradizione o di altre azioni legali. La nota è stata emessa dopo che la Francia ha chiesto l’arresto di Ghosn, in aprile, per sospetti pagamenti di circa 15 milioni di euro tra l’Alliance Renault-Nissan e il suo concessionario in Oman, Suhail Bahwan Automobiles.
Dopo questa sessione di interrogatori, il giudice invierà le risposte del manager alle autorità giudiziarie francesi, ha dichiarato il funzionario del tribunale. Il Libano, che non concede l’estradizione dei propri cittadini e ha vietato comunque a Ghosn di lasciare il Paese, ha chiesto alla Francia di inviare tutte le prove raccolte contro l’ex dirigente, in modo che la magistratura stabilisca se possa essere processato a Beirut. Ghosn – che possiede le cittadinanze francese, libanese e brasiliana – doveva inizialmente essere giudicato in Giappone, dopo la sua detenzione nel 2018, ma ha fatto perdere le proprie tracce dopo aver pagato la cauzione richiesta.