Alcune Ferrari da corsa sono pezzi di estrema rarità e quindi possono raggiungere valutazioni esorbitanti. Rientra fra queste il gioiello in vendita a Padova da RM Sotheby’s, che potrebbe essere considerato senz’altro “la perla mancante di qualsiasi collezione di supercar del Cavallino, l’unico prototipo sportivo costruito dal marchio di Maranello negli ultimi 50 anni”, come scrivono dalla casa d’aste. Si tratta dell’esemplare telaio numero 032 della Ferrari 333 SP (datato 1999), auto destinata alle corse progettata e costruita in collaborazione con la Dallara e la Michelotto, evoluzione delle gloriose serie P degli anni ’60 e ’70, come la 250P o la 330 P2.
Parliamo di una vettura con certificazione ufficiale Ferrari Classiche, protagonista – ai suoi tempi – del grande ritorno delle “rosse” alle corse prototipo dopo 20 anni di assenza, un rientro culminato con tante importanti vittorie in pista, in particolare alla mitica 24 Ore di Daytona (nel 1998) e alla competitiva 12 Ore di Sebring (1995, 1997 e 1998). Nel 1973, per concentrarsi esclusivamente sulla Formula 1, la Ferrari aveva infatti ritirato la propria partecipazione alle altre classi, lasciando solo dei team privati alle gare GT.
La 333 SP fu progettata per rispettare i nuovi regolamenti del Campionato IMSA GT del 1994, che prevedevano l’introduzione della categoria World Sports Car (WSC) per veicoli ad abitacolo aperto. Così da un’idea del pilota amatoriale Giampiero Moretti, coadiuvato dal parere positivo di Gianluigi Longinotti-Buitoni – all’epoca amministratore delegato di Ferrari North America – a Maranello si convinsero di iniziare a lavorare su una vettura destinata a competere nella neonata classe WSC.
Il prototipo è stato poi prodotto fino al 1999 in 41 esemplari, tutti basati su un telaio monoscocca a fondo piatto in fibra di carbonio. La Michelotto si è occupata dell’assemblaggio della prima 333 SP in assoluto e delle vetture dal numero di telaio 015 fino all’ultima 041, mentre la Dallara ha costruito le altre.
A quei tempi le regole del WSC prevedevano l’utilizzo di motori di serie di cilindrata non superiore ai 4.0 litri, consentendo alla Ferrari di sfruttare il suo fiore all’occhiello: il V12 F310E, di fatto un’evoluzione del famoso propulsore da Formula 1 Tipo 036 del 1990, utilizzato con delle modifiche anche per la spider a tetto rigido F50 (nata per celebrare a quei tempi il 50esimo anniversario del Cavallino).
L’esemplare in vendita è stato originariamente acquistato da un cliente giapponese ed esportato nella città di Kobe, situata nella baia di Osaka, poi ha cambiato altri due proprietari nord-americani. Successivamente, nel 2012, è stata spedita direttamente dalla Michelotto, a Padova, per un completo lavoro di restauro costato quasi 200mila euro. Anche per questo il prezzo della vettura (che non è stato comunicato) non sarà di certo per le tasche di tutti i collezionisti, dato che – secondo alcune stime – potrebbe superare facilmente i 2 milioni e mezzo di euro.