Lancia Megagamma, monovolume mancata.

Maggio 15, 2022

Nel 1978 la Renault Espace non era ancora apparsa e non erano sul mercato neppure altri modelli precedenti e anticipatori della formula monovolume, come le giapponesi Nissan Prairie e Mitsubishi Space Wagon o l’americana Chrysler Voyager. Ma la Italdesign di Giorgetto Giugiaro presenta al Salone di Torino la concept Lancia Megagamma, autentica antesignana di quel genere che diventerà protagonista dalla seconda metà degli anni Ottanta ed ennesima dimostrazione della capacità dello stilista piemontese di saper guardare oltre l’orizzonte tradizionale.

In equilibrio

La proposta è destinata a far discutere, frutto di una scelta dove l’equilibrio tra forma e funzione viene privilegiato rispetto alla ricerca dell’estetica in senso puro. Lo sviluppo di un’idea già concretizzata da Giugiaro con il prototipo New York Taxi, su meccanica Alfa Romeo, realizzato per partecipare ad un concorso del prestigioso museo MoMa e senza seguito produttivo. La Megagamma non è dunque bella secondo i canoni classici, dalle linee nette e spigolose e dall’aspetto che ricorda più un commerciale promiscuo che una berlina o una wagon. Ma, al di là del fatto di una personalità comunque gradevole, il ridotto sbalzo anteriore, lo sviluppo in altezza, le ampie superfici vetrate, l’aerodinamica non trascurata e gli aspetti funzionali sono elementi che diventeranno importanti riferimenti per la progettazione di tante auto successive di successo.

Più corta di 30 centimetri e più alta di 25 (4,31 metri per 1,62) rispetto all’ammiraglia Lancia di serie della quale utilizza la base, la concept Italdesign a cinque porte offre un abitacolo facilmente accessibile e uno spazio fuori del comune in rapporto alle dimensioni esterne, tra l’altro trasformabile ribaltando i sedili. D’impronta futuristica la strumentazione digitale, con intorno tutti i comandi principali azionabili senza staccare le mani dal volante monorazza e non mancano una ricca dotazione di accessori e accenni di lusso nelle finiture, dal tetto trasparente apribile al legno e alla pelle per plancia e fianchetti laterali.

Piacque a Umberto Agnelli

La parte tecnica deriva direttamente dalla berlina Gamma a trazione anteriore, con sospensioni indipendenti McPherson, freni a disco, motore “boxer” a quattro cilindri contrapposti 2,5 litri, monoalbero per bancata da 140 cavalli accoppiato ad un cambio a cinque marce.

Precorritrice dei tempi, la monovolume di Giugiaro viene accolta con scetticismo e il gruppo italiano, al quale è naturalmente rivolto il progetto, nonostante un certo apprezzamento da parte di Umberto Agnelli non riceve il messaggio: impegnati nel contemporaneo lancio della Ritmo, a Torino perdono senza dubbio una buona occasione per mettersi un passo avanti rispetto alla concorrenza. Bisognerà infatti attendere il 1997 e l’arrivo della Multipla per vedere l’ingresso di un modello Fiat in un settore nel frattempo diventato commercialmente trainante a livello internazionale. La Megagamma resterà così un ottimo ed incompreso esercizio, espressione di  una filosofia costruttiva lungimirante che si dimostrerà vincente.