Per qualcuno è una bella notizia, che mette i criminali con le spalle al muro. Altri, invece, sono preoccupati e anche senza scomodare le distopie fantascientifiche in stile Phillip K. Dick, temono che possa diventare un problema. Stiamo parlando di un documento diffuso dalla rivista online americana Motherboard secondo la quale la polizia di San Francisco – città nella quale si muovono regolarmente nel traffico le auto robot di Waymo e Cruise anche senza nessun tecnico a bordo – avrebbe distribuito ai vari commissariati un vademecum di tre pagine nel quale si parla, nella sezione “indagini”, della possibilità da parte degli agenti di “acquisire le immagini” registrate dalle telecamere che, come sappiamo, sono una parte integrante della tecnologia driverless. In questo modo, i mezzi robottizzati potrebbero, in casi estremi, sostituire di fatto le autorità ed è questo che desta parecchi dubbi. “È molto preoccupante“, ha tagliato corto, per esempio, Adam Schwartz, avvocato della Electronic Frontier Foundation (EFF) secondo il quale le vetture in generale sono una miniera di dati personali dei consumatori, ma quelle autonome conterranno ancora più informazioni, grazie alla cattura dei dettagli del mondo che li circonda. “Quindi, quando vediamo che un dipartimento di polizia identifica i veicoli autonomi come una nuova fonte di prove, è inquietante”.
“Mentre le aziende continuano a fare delle strade pubbliche il loro terreno di sperimentazione per questi veicoli, tutti devono capire che si tratta di dispositivi di sorveglianza su ruote, che ampliano le tecnologie di spionaggio già diffuse”, ha dichiarato Chris Gilliard, Visiting Research Fellow presso lo Shorenstein Center della Harvard Kennedy School. “Le forze dell’ordine hanno già accesso ai lettori automatici di targhe, ai filmati delle telecamere private e alla possibilità di acquistare dati sulla posizione praticamente di chiunque ovunque si trovi. Questa pratica estenderà la portata di una rete di sorveglianza già pervasiva“.
In realtà l’informativa della polizia avrebbe anche un altro scopo: ricordate qualche settimana fa il nostro articolo sull’auto robot “fermata” per un controllo da due zelanti “cops”, proprio a San Francisco, rimasti perplessi perché il mezzo non aveva nessuno a bordo: per evitare questo tipo di fraintendimenti il documento invita a “Non accostare i veicoli a meno che non ci sia una legittima azione di polizia” e a “Non aprire il mezzo per questioni non di emergenza”.
Waymo e Cruise sono le due società di veicoli autonomi citate nel documento delle autorità, anche se altre hanno il permesso di testare auto senza conducente in California (lo Stato concede l’autorizzazione attraverso la motorizzazione, non la amministrazione cittadina).
Un portavoce di Waymo ha rassicurato, sostenendo che l’azienda “esige che le forze dell’ordine che richiedono informazioni e dati da Waymo seguano processi legali validi nell’effettuare tali richieste, per esempio, tramite la presentazione di un mandato. La nostra politica è quella di contestare, limitare o rifiutare le pretese che non abbiano base legale sufficiente o siano eccessivamente ampie”. L’azienda, inoltre, conferma che non raccoglie dati “per identificare le persone”.
“Lavoriamo a stretto contatto con le forze dell’ordine – è invece la risposta ufficiale di Cruise, società di Gm – con l’obiettivo comune di rendere le nostre strade più sicure. Condividiamo filmati e altre informazioni quando ci viene notificato un mandato o una citazione valida e possiamo fornire volontariamente le informazioni se la sicurezza pubblica è a rischio. Cruise ha sempre lavorato in sinergia con le comunità che serve per rendere i trasporti più sicuri, puliti e accessibili e continuerà a farlo”.
L’uso dei mezzi autonomi come telecamere di sorveglianza mobile da parte della polizia di San Francisco segue le medesime pratiche del Dipartimento di Chandler, Arizona, dove Waymo sta testando le auto robot dal 2017. Ma i rapporti precedenti di questo distretto indicavano che si trattava di rari casi riguardanti soltanto reati stradali come l’omissione di soccorso.