Se c’è qualcuno a cui le vulcaniche idee di Elon Musk piacciono sono i responsabili di governo del Texas. Negli ultimi due anni, infatti, il ceo di Tesla ha trasferito qui dalla California – con cui aveva “litigato” durante il periodo più duro della pandemia a causa delle restrizioni imposte per motivi sanitari – sia il quartier generale del costruttore di elettriche che quello di Space X, con tutti suoi razzi.
Adesso che il manager di origine sudafricana ha comprato – a meno di clamorosi rovesci visto che la transazione deve essere ancora materialmente realizzata – Twitter, a qualcuno è venuta l’acquolina in bocca. E se anche la piattaforma social diventasse patrimonio dello “stato della stella solitaria”? A parlarne è stato un metro del congresso statale, Tan Parker il quale, in una intervista a Fox News ha detto: “Musk dovrebbe assolutamente pensare a trasferire qui Twitter. Quando ha trasferito Tesla e SpaceX qui ha preso una decisione fenomenale e penso che non sia diverso ora. Elon sa che il Texas è lo stato più favorevole al business in America”. Parker ha aggiunto che “stenderebbe un tappeto rosso” se questo suo desiderio si materializzasse.
Anche il governatore dello stato, il repubblicano Greg Abbott, ha sostenuto l’idea e twittato il proprio invito a Musk a trasferire l’intera piattaforma, che oggi ha sede a San Francisco.
Musk è stato responsabile di alcune settimane quantomeno frenetiche a Twitter. All’inizio di aprile, ha acquistato una quota del 10% della società, diventandone automaticamente il maggiore azionista, per quasi 3 miliardi di dollari. Settimane dopo, la sua offerta di acquistare la società per 44 miliardi di dollari è stata accettata dal consiglio di amministrazione tra lo stupore (e la preoccupazione) di alcuni dei suoi dipendenti.
Intanto, per accontentare i suoi tanti fan, il ceo di Tesla ha pubblicato sul proprio profilo Twitter un video che racconta in poco più di due minuti, la grande festa alla texana tenuta qualche settimana fa in occasione della apertura della giga factory di Austin, tra musica country, cappelli da cow boy, tori meccanici e cactus (finti).