Auto: gli effetti della guerra in Ucraina. LIVE.

Maggio 2, 2022

Il conflitto in Ucraina sta avendo effetti importanti anche sul settore dell’automotive. Ecco, giorno per giorno, gli sviluppi della situazione.

2 maggio

Mercedes sta valutando le conseguenze di eventuali tagli alle forniture energetiche da parte della Russia e analizza, insieme con le autorità tedesche, le contromisure che garantiscano la continuità produttiva.

L’Unione europea è orientata a inserire – nel sesto pacchetto di sanzioni alla Russia attualmente allo studio – anche il blocco delle importazioni di petrolio. In questo caso, alcuni Paesi particolarmente esposti – come la Slovacchia e l’Ungheria – potrebbero ricevere una esenzione dal blocco delle importazioni.

La società di pneumatici finlandese Nokian Tyres ha confermato che la fabbrica che ha in Russia sta ancora lavorando ma ha anche detto che, fino a che rimarrà nelle sue mani, non contribuirà in alcun modo allo sforzo bellico.

29 aprile

La Fondazione Groupe Renault Romania ha donato alla Croce Rossa di Bucarest quattro veicoli commerciali che saranno utilizzati nel trasporto umanitario per i rifugiati in Ucraina.

Ford ha donato 50 pick up Ranger alla popolazione ucraina “a supporto del loro sforzo” ha scritto su Twitter il ceo del costruttore Jim Farley. I mezzi sono già arrivati a destinazione “e sono operativi”. La scorsa settimana General Motors ha annunciato di aver spedito 50 dei suoi suv chevrolet Tahoe nel Paese in guerra.

Gli effetti della guerra in Ucraina arrivano a colpire il mercato automobilistico interno Usa che in aprile, secondo gli analisti di Cox Automotive, scenderà dell’1,7%. Gli stessi statistici non ritegono preventivabile una ripresa fino almeno alla fine del 2022.

Il colosso energetico russo Gazprom ha confermato di aver avuto, nel 2021, un utile netto pari a 29 miliardi di dollari. La compagnia pubblica contava nel 2022 di superare questo risultato ma la situazione militare e le conseguenti sanzioni hanno abbassato le aspettative.

28 aprile

Alcune delle principali aziende europee, tra cui Stellantis e Michelin, hanno confermato che la decisione della Russia di fermare le consegne di gas a Polonia e Bulgaria non ha interrotto lil lavoro nelle rispettive fabbriche, anche se crescono le preoccupazioni per possibili tagli maggiori nella regione.

L’annunciato disimpegno di Renault dalla sua sezione russa Avtovaz avverrà – secondo fonti ufficiali di Mosca – per il prezzo sinbolico di 1 rublo. Per il Ministero del commercio, l’impianto di Mosca, che costruisce vetture dei brand Renault e Nissan, verrà ceduto all’amministrazione locale.

Il colosso energetico Exxon – che gestisce Sakhalin-1, un progetto che estrae greggio al largo dell’isola omonima all’estremo lembo orientale della Russia – ha dichiarato che il proseguimento delle operazioni avviene “per cause di forza maggiore”, pur avendo la stessa azienda intrapreso il processo di cessione delle attività nel Paese.

27 aprile

Il Consiglio dei ministri – tra domani e venerdì – dovrebbe, tra l’altro, prorogare il taglio di 25 centesimi delle accise sui carburanti deciso alcune settimana fa per arrestare l’ascesa dei prezzi causata dalla situazione bellica nell’est Europa.

Renault non ha, fiora, voluto confermare le notizie filtrate dalla Russia, secondo cui il raggruppamento francese starebbe pensando di vendere la propria quota in Avtovaz a un non meglio precisato “istituto scientifico” locale.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, Elena Bunina – ceo della società tecnologica Yandex che sta sviluppando anche dei robotaxi – avrebbe alcune settimane fa lasciato la Russia sostenendo di “non poter lavorare in un Paese in guerra con i suoi vicini”. Secondo la testata, la manager si troverebbe già in Israele

Le importazioni europee di diesel dalla Russia sono destinate a diminuire nel mese di aprile, ma supereranno ancora quelle da altre regioni, evidenziando la sfida che i governi europei affrontano mentre contemplano nuove sanzioni sul petrolio russo. Le consegne di diesel dall’Asia, dal Medio Oriente e dagli Stati Uniti sono destinate a raggiungere più alto degli ultimi tre anni, secondo i dati della società di analisi del petrolio Vortexa, mentre si tenta di rifornire le scorte in calo e ridurre gradualmente la dipendenza della regione dal petrolio dell’est

26 aprile

Bmw e Audi hanno sospeso le spedizioni via treno per la Cina a causa delle tensioni geopolitiche. Secondo quanto riferito dalla testata Nikkei i due costruttori tedeschi hanno temporaneamente interrotto i transiti commerciali verso la Cina operati attraverso la ferrovia transiberiana, ricorrendo a soluzioni alternative.

24 aprile

Annalena Baerbock, ministro degli esteri della Germania, conferma che il suo Paese intende dimezzare l’acquisto di petrolio dalla Russia “entro l’estate” e terminarlo completamente per la fine dell’anno. “Poi sarà la volta del gas”.

22 aprile

Renault, il costruttore europeo più esposto alle conseguenze della guerra nell’est a causa della sua massiccia presenza in Russia, ha riportato un calo negli introiti del 2,7% nel primo trimestre dell’anno rispetto allo stsso periodo dell’anno scorso. Buona parte del calo è attribuibile agli interessi a Mosca, tolti i quali la contrazione sarebbe solo dell1,1%.

Il Giappone metterà all’asta 4,8 milioni di barili di petrolio che fanno parte della sua scorta nazionale. L’iniziaitiva, presa in accordo con le autorità internazionali, vuole contribuire all’abbassamento dei prezzi del greggio a livello globale.

21 aprile

Il ceo del colosso petrolifero russo Lukoil Vagit Alekperov – che all’inizio dell’intervento militare in ucraina aveva auspicato “una rapida fine del conflitto” – si è dimesso dalla sua posizione che occupava da oltre 30 anni.

Hyundai ha confermato che la produzione nel suo stabilimento in Russia – che costruisce auto destinate soprattutto al mercato interno – è calata nel primo trimestre dell’anno di tre quarti a causa della situazione bellica.

L’Ucraina sta facendo pressione sull’Europa occidentale perché riduca l’arrivo di gas russo dal gasdotto North Stream 1: questo costringerebbe a utilizzare maggiormente il passaggio attraverso il Paese occupato garantendo così che le infrastrutture ucraine non vengano danneggiate.

20 aprile

Stellantis ha sospeso la produzione nel suo stabilimento di Kaluga, in Russia per “problemi di approvvigionamento”. Nell’impianto, costruito nel 2008, lavorano 2.700 persone, cui verrà comunque pagato lo stipendio.

Il Giappone ha aumentato il sussidio per la benzina per i distributori a 25 yen (0,18 euro) al litro per sette giorni a partire dal 21 aprile. La settimana precedente il sostegno era di 20,3 yen (0,15 euro). Lo ha comunicato il ministero dell’industria.

Per Ruslan Edelgeriyev, consigliere del Cremlino per il clima, la Russia proseguirà nella sua agenda di decarbonizzazione, nonostante l’addio di molte aziende straniere a causa delle sanzioni, per perseguire lo scopo di raggiungere la neutralità climatica nel 2060.

19 aprile

Il ceo di Volkswagen Herbert Diess – in un’intervista – ha parlato di “decisione difficile” riguardo la chiusura degli impianti in Russia, “dove abbiamo 7mial dipendenti fedeli”, ma ha anche ricordato come “dure sanzioni” siano “l’unica arma che abbiamo a disposizione”.

I sindacati tedeschi – anche quelli del settore automobilistico – hanno fatto sapere di guardare con preoccupazione all’ipotesi di bando totale delle fonti energetiche provenienti dalla Russia da parte dell’Unione europea, citando il pericolo per la continuità della produzione e la tenuta del livello occupazionale.

Il prezzo del petrolio ha subito un altro scossone, oltre che per la crisi in Russia anche per le notizie poco rassicuranti che arrivano dalla Libia dove si teme un calo della produzione. Il costo del Brent è salito di un dollaro al barile.

Anche a causa della guerra in Ucraina – e alle conseguenze del conflitto sulla catena di approvvigionamento – nel Regno Unito le vendite di auto a marzo sono scese del 14% rispetto al 2021, quando i concessionari erano chiusi a causa del Covid-19. Complessivamente sono state immatricolate 243.500 auto, il risultato peggiore del millennio. Per trovare un dato così basso bisogna infatti tornare indietro al 1998.

15 aprile

Le esportazioni di auto dalla Corea sono scese del 7,7% rispetto allo stesso mese del 2021. Complessivamente le auto partite per l’estero sono state 179.600. Da inizio anno il calo è del 9,5%. La guerra in Ucraina, che ha aggravato la crisi dei chip, è indicata come uno dei fattori chiave di questo rallentamento.

La Germania sta riducendo la propria dipendenza dal petrolio russo con l’intenzione di dimezzarla entro l’estate e azzerarla per la fine dell’anno. Attualmente la quota di greggio che affluisce alla raffinerie tedesche dalla Russia è calata dal 35% al 25% del totale.

14 aprile

Volkswagen inizia a risentire dei “contraccolpi” della situazione bellica in Ucraina, in particolare per quanto riguarda la catena di approvvigionamento e i prezzi delle materie prime. Gli effetti a lungo termine di questa situazione – dicono da Wolfsburg – non sono ancora chiari.

Secondo la agenzia Tass, il conglomerato nazionale russo Rostec sarebbe in trattative con Mercedes per acquisire la quota del gruppo tedesco nella società Kamaz che costruisce camion. Rostec è già l’azionista di maggioranza, detenendo il 49% della proprietà, mentre Mercedes ha il 15%

Già a partire dal 15 maggio prossimo, i più grandi importatori di petrolio del Vecchio continente potrebbero ridurre gli acquisti di greggio e carburante da fornitori russi, per evitare di cadere in eventuali sanzioni che l’Unione europea dovesse imporre sulle importazioni dalla Russia.

13 aprile

Tre parlamentari tedeschi – appena tornati da una visita in Ucraina – hanno sostenuto che l’Unione europea dovrebbe iniziare da subito un embargo totale del petrolio russo.

Il rialzo del costo di benzina e diesel a causa della guerra in Ucraina ha portato l’inflazione nel Regno unito a crescere, in marzo, del 7%, dopo il 6,2% di febbraio. Si tratta del più significativo e veloce balzo in avanti nel corso degli ultimi 30 anni.

12 aprile

La Guardia di Finanza ha “congelato” una villa in Gallura di proprietà del magnate russo Arkadievich Mazepin e di suo figlio Nikita, fino a marzo 2022 pilota del team Haas di F1.

L’Opec – l’associazione internazionale dei Paesi produttori di petrolio – ha fatto sapere che non è possibile aumentare l’estrazione fino al punto di sostituire il greggio russo, se questo dovesse essere colpito da un bando da parte della Unione europea.

11 aziende energetiche ucraine hanno presentato una petizione alla Corte federale di Washington DC chiedendo che alcune società russe con interessi negli Usa, accusate di aver sequestato una catena di pompe di benzina in Crimea nel 2014, paghino una multa stimata in quasi 35 milioni di dollari.

11 aprile

L’Unione europea sta lavorando a un sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia che – stavolta – dovrebbe comprendere anche le esportazioni di petrolio.

Mitsubishi ha fermato “fino a nuovo avviso” la produzione di furgoni nello stabilimento russo di Kaluga che ha insieme a Stellantis. La società ha parlato di “difficoltà logistiche” e “nella esportazione dei veicoli”.

La Finlandia ha bloccato tutto il traffico merci effettuato con camion con targa russa. Stessa scelta anche per i movimenti via mare.

Stellantis ha ceduto al gruppo francese Cma-Cgm l’intera quota in suo possesso di Gefco, la società di trasporto russo di cui era comproprietaria con le ferrovie di Mosca Rzd. Cma-Cgm ha ricevuto l’ok da parte della Commisisone europea che acquisire immediatamente tutto il capitale di Gefco.

Il colosso russo Gazprom conferma che sta continuando l’esportazione di gas verso l’Europa attraverso l’Ucraina. La richiste, fanno notare i vertici aziendali, continua senza interruzioni.

8 aprile

Il colosso petrolifero Shell valuta che l’uscita da ogni impegno in Russia potrebbe costargli fino a 5 miliardi di dollari.

Il prezzo del petrolio è in discesa mediamente di 3 dollari al barile dopo che i principali Paesi consumatori hanno fatto sapere che metteranno mano alle scorte per un totale di 240 milioni di barili a partire da maggio.

7 aprile

Il ministro dell’economia Daniele Franco ha confermato che l’abbattimento di 25 centesimi sulle accise di benzina e gasolio proseguirà oltre il 20 aprile, data in cui la misura avrebbe dovuto concludersi, e sarà in vigore fino al 2 maggio. 

L’alto rappresentante della Unione europea Josep Borrell ha confermato che un eventuale embargo sul petrolio russo non verrà discusso prima di lunedì prossimo e che l’argomento non rientra nel quinto pacchetto di sanzioni alla Russia in discussione a Bruxelles già oggi.

I costruttori auto si stanno rivolgendo a fornitori alternativi per accaparrarsi le materie prime necessarie al processo industriale: l’ultimo caso è quello della azienda sud africana Amplat, produttrice di platino, che avrebbe avuto intensi contatti con grandi gruppi autotmotive per rimpiazzare le forniture del prezioso metallo, visto che circa il 25% del fabbisogno mondiale proviene dalla Russia.

Scontro al Parlamento di Washington tra politici e rappresentanti dell’industria petrolifera. questi ultimi si sono difesi dalla accusa di aver lasciato alto il prezzo della benzina nonostante quello del petrolio sia sceso.Dopo aver toccato i 4,33 dollari al gallone l’11 marzo, il costo del carburante negli Usa è sceso del 4% a 4,16 mentre, nello stesso periodo, il petrolio greggio è calato di oltre il 9%.

6 aprile

Secondo l’Associazione delle imprese europee (Aeb) le vendite di auto nuove in Russia sono scese in marzo del 62,9% su base annua, contraendosi per il nono mese consecutivo fermandosi a 55.129 unità. Tra le cause l’impennata del rublo e le interruzioni nella logistica.

Un portavoce della Volkswagen in Russia ha confermato che il lavoro nello stabilimento di Kaluga – che impiega 4.200 dipendenti – è tuttora bloccato.

Le aziende statali cinesi che raffinano petrolio stanno onorando i contratti sottoscritti con la Russia ma – nel contempo – evitano di siglarne di ulteriori, seguendo una strada “prudente”, come indicato dal governo di Pechino.

I lavoratori degli stabilimenti Dacia in Romania partecipano oggi a una manifestazione davanti la sede del governo di Bucarest per protestare contro i danni che la poliitica sanzionatoria verso la Russia sta portando alla loro attività e chiedendo sotegno anche per fare fronte alla impennata dei prezzi, in particolare quelli della energia.

Il sito produttivo di Colonia della Ford Fiesta continuerà a lavorare a ritmo ridotto fino al periodo di Pasqua e – dopo la festività – si fermerà per due settimane di ferie forzose: tra le ragioni, la carenza di cablaggi provenienti dalla Ucraina.

Tra gli effetti della situazione bellica c’è anche il blocco, quasi totale, delle esportazioni di veicoli usati dal Giappone alla Russia. Secondo la stampa di Tokyo questo giro d’affari, dal momento della invasione della Ucraina, si è ridotto del 90%.

L’Unione europea potrebbe decidere nelle prossime ore nuove sanzioni contro la Russia e questa volta gli interventi potrebbero toccare anche l’import-export di idrocarburi

5 aprile

L’indice Ifo che misura la fiducia delle aziende tedesche – comprese quelle dell’auto – è in picchiata ed è passato da un +14,4 punti di febbraio a -43,1 a marzo. Prezzo del petrolio fuori controllo, inflazione in crescita e logistica al collasso sono i temi più preoccupanti per i costruttori in Germania.

Le vendite di Porsche negli Usa – nei primi tre mesi dell’anno – sono scese del 25%. la crisi dei chip e la guerra in Est europa sono indicate dal costruttore come concause di questo brusco calo.

Il prezzo del petrolio continua a fluttuare: nella giornata di ieri, davanti alla prospettiva di nuove, pesanti sanzioni contro la Russia, il Brent ha superato soglia 108 dollari al barile.

4 aprile

Gefco, azienda di trasporto auto di cui è comproprietaria Stellantis, ha annunciato il riacquisto del 75% delle proprie azioni attualmente detenute da Russian Railways, una delle società colpite dalle sanzioni occidentali.

La crisi dei prezzi dei prodotti petroliferi – acuita dalla situazione bellica in est Europa – colpisce anche in Perù. Oscar Graham – ministro dell’economia del governo di Lima – ha annunciato un taglio delle tasse sui carburanti per calmierare il costo per i cittadini.

1 aprile

Diverse aziende tedesche che forniscono alluminio alle Case automobilistiche hanno espresso forte preoccupazione riguardo ai possibili colli di bottiglia nella produzione causati dall’interruzione della fornitura di gas naturale russo. “L’alluminio per le auto è sottoposto a molteplici trattamenti termici durante la lavorazione che richiedono un alto grado di precisione e l’impiego di forni a gas che non potranno in breve tempo essere facilmente sostituiti da forni elettrici o a idrogeno” ha detto un portavoce della associazione industriale Aluminium Germany a Düsseldorf.

31 marzo

L’impianto di Stellantis a Kaluga in Russia si fermerà per mancanza di componenti, dopo aver lavorato a ritmi ridotti nelle ultime settimane. Lo ha confermato il ceo del gruppo Carlos Tavares incontrando stampa e sindacati italiani a Torino. Il manager ha rassicurato che “i dipendenti in Ucraina stanno tutti bene” e che in molti si sono allontanati dalla zona di guerra, soprattutto verso la Polonia. 

La Germania ha attivato un piano d’emergenza per gestire le forniture di gas che comprende anche il razionamento dell’energia – compresa quella necessaria a far funzionare l’industria – se la Russia dovesse interrompere la fornitura.

Tra i costruttori auto che hanno bloccato l’esportazione verso la Russia c’è anche Aston Martin che ha sospeso ogni attività pure in Ucraina. I due Paesi rappresentano insieme solo l’1% del volume d’affari del costruttore.

Il prezzo del petrolio è sceso di oltre 5 dollari al barile dopo la diffusione della notizia che gli Stati Uniti starebbero considerando l’idea di rilasciare fino a 180 milioni di barili della propria riserva strategica nel corso dei prossimi mesi per calmare l’ascesa dei costi.

Il ministero dei trasporti russo – con l’accordo di altri settori del governo – ha elaborato una legge che obbligherebbe le compagnie di taxi a codividere i dati dei passeggeri con il Servizio Federale di Sicurezza (l’erede del servizio segreto Kgb). La legge dovrà essere portata al parlamento di Mosca e approvata prima della firma definitiva del presidente Putin.

30 marzo

Renault starebbe vagliando l’ipotesi di trasferire a un investitore locale la propria quota di maggioranza nel costruttore russo AvtoVAZ, proprietario del brand Lada. A riportare le indiscrezioni, non confermate dalle due aziende, è la testata Automotive News Europe, secondo la quale il gruppo francese starebbe cercando un modo per uscire dal mercato russo, dopo aver sospeso ogni attività industriale nel paese la scorsa settimana. 

Nel frattempo sia Porsche che Mercedes vanno incontro a nuovi tagli nella produzione a causa di carenza di componenti. Per Mercedes lo stabilimento colpito è quello di Sinfelfingen, dove vengono assemblate la Classe E, la Classe S e l’elettrica EQS (ma il costruttore non ha fatto sapere quale modello è stato interessato), mentre nel caso di Porsche si l’impianto di Zuffenhausen che quello di Lipsia hanno visto saltare alcuni turni produttivi, con possibili ripercussioni sulle linee di Taycan, Macan e Panamera.  

29 marzo

A causa della guerra, il costo delle materie prime per le batterie destinate alle auto elettriche è cresciuto di almeno il 20% e la previsione è che i prezzi resteranno alti per tutto l’anno. A dirlo Shailesh Chandra, top manager del gruppo indiano Tata. 

Leonhard Birnbaum, ceo del’azienda energetica E.ON, ha detto che la Germania avrebbe bisogno di almeno tre anni per diventare indipendente dalle importazioni dalla Russia in questo settore.

Il governo della Gran Bretagna ha incaricato gli enti dle settore pubblico di rivedere i contratti per la fornitura di energia con imprese russe, notando che alcuni di questi accordi potrebbero beneficiare lo stato russo.

28 marzo

“Non possiamo lasciare che Putin si prende l’Ucraina”. Queste le parole di Elon Musk, ceo di Tesla, durante una intervista pubblicata nel week end.

Il Cancelliere tedesco Olaf Sholz ha detto che l’indipendenza energetica non potrà che avere un riflesso negativo sui prezzi.

il presidente del colosso energetico Exxon ha confermato che la società sta lavorando “aggressivamente” per abbandonare ogni attività in Russia.

Alla ricerca di nuove industrie di fornire una adeguata produzione di cablaggi – vista la perdurante crisi in Ucraina – l’automotive si è rivolto al Marocco. Il Paese nord africano ha firmato accordi per investimenti fino a 180 milioni di dollari con diverse aziende specializzate nel settore per accrescere l’attività già presente sul territorio e costruire nuovi impianti.

25 marzo

Volkswagen ha fatto sapere che ritarderà il debutto della sua nuova elettrica ID.5 di un mese, a causa di problemi con l’approvvigionamento dei cablaggi. La presentazione slitta quindi all’inizio di maggio.

Nonostante l’intervento del governo sulle accise, il prezzo dei carburanti in Italia ha ripreso a salire. Questo soprattutto a causa dei rincari del costo – a livello internazionale – dei prodotti raffinati.

Il Giappone sta pensando di imporre un bando alla esportazione di auto di lusso verso la Russia, nell’ambito di un inasprimento delle sanzioni.

Il governo di Mosca ha fatto  sapere che deciderà la prossima settimana il destino dell’impianto di Renault nella capitale, dopo che il costruttore francese ha annunciato l’interruzione di ogni attività in Russia.

A differenza di Renault, Stellantis fa sapere che l’impianto di Kaluga – lungo l’autostrada M3 tra Mosca e Kiev – rimane attivo, seppur con una produzione ridotta. Restano interrotte esportazioni e importazioni.

Al vertice del G7, gli Stati Uniti hanno offerto all’Europa un aumento della fornitura di gas liquefatto di 15 miliardi di metri cubi l’anno perd iminuirne la dipendenza dalla Russia.

24 marzo

Audi ha inviato una lettera ai suoi concessionari affermando che – a causa della guerra in corso – “fermerà la produzione in alcune località per giorni o settimane”. I modelli che saranno colpiti dalla decisione sono: Q4 e-tron, A4, A5, A6, A7,TT, Q7 e Q8. I rivenditori sono stati avvertiti che “i tempi di consegna per queste vetture saranno sensibilmente più lunghi”.

Renault ha annunciato la sospensione di ogni attività in Russia, “a causa della situazione contingente nella regione”. Il gruppo francese sta valutando diverse ipotesi, “per tutelare i suoi 45mila dipendenti in Russia”, anche se per ora non è arrivata nessuna decisione definitiva.

Nel Regno Unito alcune catene di supermercati, Asda, Morrison e Sainsbury’s – che hanno nei loro punti vendita delle pompe per il carburante – hanno deciso di applicare uno sconto di circa 6 pennies (7 centesimi di euro), facendos seguito alla comunicazione di ieri del governo di Londra che ha ridotto le accise per 5 pennies fino a marzo 2023.

La situazione bellica in Ucraina preoccupa anche i rivenditori al dettaglio negli Usa. Secondo JP Morgan, la contrazione nel mercato auto negli Stati Uniti a marzo sarà del 28,9% rispetto a un anno fa e la guerra nell’est Europa – insieme a inflazione e  pandemia – è indicata come uno dei motivi per questo rallentamento.

Molti Automobile Cub aderenti alla Region I della FIA sono mobilitati per portare aiuti alla popolazione dell’Ucraina. Quelli di Ungheria, Lettonia, Austria, per esempio, hanno raccolto cibo e beni necessari, l’Adac tedesco ha messo a dispozione propri mezzi per il trasporto dei materiali fino al confine. L’Acp (Portogallo), in collaborazione con la compagnia di bandiera nazionale, ha provveduto all’evacuazione dal teatro di guerra di circa 200 persone. Molti dei club centro europei hanno messo a disposizione dei profughi che raggiungono i rispettivi Paesi in auto il servizio di assistenza stradale totalmente gratuito.

23 marzo

Il Cancelliere dello scacchiere del governo di Londra Rishi Sunak ha annunciato che il prezzo dei carburanti scenderà nel Regno Unito di 5 pennies al litro (circa 6 centesimi di euro) – per effetto di un taglio delle accise – fino almeno a marzo del prossimo anno.

Il prezzo della benzina in Italia è “in linea” con l’andamento nel resto d’Europa. Lo ha detto – alla Camera dei Deputati – il premier Mario Draghi. “Il 14 marzo il diesel costava 2,31 euro in Germania, 2,14 in Francia e 2,15 da noi”.

Volvo ha confermato di essere al lavoro per mitigare gli effetti del conflitto che si riflette soprattutto sul costo delle materie prime e dell’energia e sulle difficoltà di approvvigionamento e trasporto.

La società petrolifera francese TotalEnergies ha comunicato che non rinnoverà i contratti di fornitura di gasolio e greggio russo per la sua raffineria in Germana e che si rifornirà, invece rispettivsamente da Arabia Saudita e Polonia.

Il presidente Usa Joe Biden – che sarà a Bruxelles per il vertice della Nato di domani – ha invitato l’Europa a compiere l’ultimo passo nella stretta delle sanzioni “bandendo completamente il petrolio russo”.

I partiti della coalizione di governo in Germania hanno concordato un piano per rafforzare l’indipendenza energetica del Paese e alleviare il peso dei prezzi alti dell’energia: tra le misure in arrivo uno sconto sul prezzo del carburante e una forma di recupero fiscale delle spese per le aziende.

22 marzo

Skoda prevede un freno significativo al suo business a causa della guerra in Ucraina e del “collo di bottiglia” delle forniture di materie prime e chip che, comunque, dovrebbe andare verso un miglioramento nella seconda metà dell’anno. Come tutto il gruppo Volkswagen anche il marchio boemo ha interrotto le attività commerciali in Russia che è il suo secondo mercasto con 90.400 veicoli.

Entrano in vigore da oggi in Italia – con la pubblicazione avvenuta sulla Gazzetta Ufficiale – i tagli alle accise che porteranno a una riduzione del costo dei carburanti.

Il prezzo del nichel – elemento fondamentale per i mezzi elettrici – è stabile intorno ai 43mila dollari la tonnellata dopo aver raggiunto nei giorni passati i 100mila dollari. La Russia è il terzo produttore mondiale del metallo – dopo Indonesia e Filippine – e conta circa il 10% del totale commerciato al mondo.

Il ceo di Lamborghini Stephan Winckelmann si è detto non preoccupato per lo stop alle attività del marchio in Russia dove le auto vendute l’anno scorso sono state 200 sulle 8.405 totali. “Quella fetta di mercato può essere facilmente riassorbita da altri Paesi”, ha affermato il manager.

Ford lascerà per ora inattivi gli stabilimenti tedeschi di Saarlouis e Colonia a causa della crisi globale dei chip, acuita dalla situazione bellica. Il costruttore annuncia anche lo stop agli ordini per S-Max e Galaxy, costruiti a Valencia in Spagna. Problemi anche per lo stabilimento in Polonia che realizza il Tourneo Connect: anche qui attività sospesa.

Il costruttore di pneumatici finlandese Nokian Tyres ha confermato che l’impianto di sua proprietà in Russia continuerà a funzionare, “per garantire che lo stabilimento resti nelle mani dell’azienda”. La società ha anche detto che sta lavorando a un potenziamento dei suoi altri siti produttivi in Finlandia e negli Usa.

Secondo una stima di Alix Partners, l’Ucraina è il decimo esportatore al mondo di cablaggi per l’automotive, e contava – prima del conflitto – per il 3,4% della produzione mondiale.

21 marzo

Ford riduce la produttività negli impianti in Spagna e Germania a causa di consegne a singhiozzo di materie prime.

Renault fa sapere di avere ripreso da oggi le operazioni nel suo stabilimento di Mosca, fermo per alcuni giorni “per cambi obbligati nel processo logistico”.

Per il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli, “l’intervento del governo sulle accise è solo il primo step per calmierare parzialmente il costo della benzina e ristorare le aziende delle maggiori spese per l’energia”. “Da domani – ha detto ancora l’esponente dell’esecutivo – il prezzo dei carburanti scenderà”.

La Germania è in trattative col Qatar per sostituire la fornitura di gas che oggi riceve dalla Russia. Le parti si sono incontrate più volte e alla conclusione dell’accordo mancherebbe quasi solo la firma.

Bosch ha annunciato che cesserà le operazioni in Russia a seguito delle preoccupazioni che alcune sue compomenti siano state utilizzate per azioni militari. Il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba ha parlato nei giorni scorsi di parti Bosch trovate sui carri armati russi. La multinazionale ha aperto una inchiesta in proposito.

“Nuove sanzioni alla Russia sull’energia e in particolare sul petrolio”. A chiederle il ministro degli esteri della Lituania Gabrielius Landsbergis, a margine di una riunione di Bruxelles. “Si tratta – ha detto il politico – di forniture facilmente rimpiazzabili e fonte di ricavi per il Cremlino”.

E’ il nichel l’ultima frontiera della guerra in Ucraina. Secondo gli analisti le sanzioni potrebbero bloccare fino a 200mila tonnellate del metallo, utilizzato per le batterie delle auto elettriche e normalmente esportato dalla Russia, rallentando la transizione all’elettrico.

Secondo un’indagine condotta negli Usa, un conducente su sei delle società di ride sharing Uber e Lyft sta pensando di interrompere l’attività a causa del prezzo troppo alto dei carburanti, non compensato dalla decisione delle società di un aumento di 55 centesimi a corsa da destinare proprio agli autisti.

In California, il prezzo della benzina ha raggiunto livelli record, superando la soglia, mai toccata, dei 6 dollari al gallone.

18 marzo

Per gli analisti di S&P Global Mobility, la situazione prodotta dalla guerra in Ucraina potrebbe costare la produzione di 5 milioni di auto nel corso del 2022. Il totale si fermerebbe a 81,6 milioni.

Secondo l’associazione di settore Bdew – che rappresenta 1.900 operatori nella fornitura di gas, energia e acqua in Germania – il Paese potrebbe ostituire circa la metà delle sue importazioni di gas naturale dalla Russia quest’anno in caso di interruzione delle consegne.

 

La fabbrica dedicata ai motori di Audi a Gyor in Ungeria subirà una ristrutturazione “a causa delle difficoltà di approvvigionamento”. L’impianto ha già cessato di esportare i propri prodotti verso la Russia.

Anche lo stabilimento di Mercedes in Ungheria riduce l’attività che sarà limitata a soli due turni al giorno.

17 marzo

La fabbrica russa della Avtovaz – marchio del gruppo Renault – metterà i propri dipendenti in ferie forzate dal 4 aprile al 25 giugno per “permettere alla società di accumulare il necessario stock di componenti per garantire il funzionamento dell’impianto”.

Bmw ha fatto sapere che riprenderà a pieno ritmo la produzione negli impianti di Dingolfing (Germania) e Oxford (gran Bretagna), dopo le difficoltà avute in questi giorni a causa delle interruzioni nella catena di approvvigionamento.

Mercedes sta studiando come convertire alcuni reparti dei suoi stabilimenti – per esempio quello verniciatura che ha bisogno di molta energia – passando all’utilizzo di combustibili alternativi al metano. Questo in previsione di ulteriori carenze del gas naturale dovute al conflitto in atto.

Anche Lyft – concorrente di Uber negli Usa nel settore del ride sharing – applica un sovrapprezzo di 55 centesimi su ogni corsa per aiutare i conducenti ad affrontare l’aumento del prezzo dei carburanti.

16 marzo

Stellantis rallenterà la produzione nello stabilimento di Melfi il prossimo mese, a causa delle difficoltà di approvvigionamento di chips, aggravata dalla situazione bellica. Lo hanno affermato i sindacati.

Il ceo di Volkswagen, Herbert Diess, ha parlato di spostare la produzione del costruttore verso la Cina e il Nord America se continueranno le difficoltà di approvvigionamento in Europa dovute alla guerra in Ucraina.

La multinazionale dei pneumatici Michelin – che produce circa 2 milioni di gomme l’anno in Russia, soprattutto per il mercato interno – ha fermato la produzione nel paese a causa della impossiiblità di rifornirsi di materie prime.

Il petrolio è tornato – sui principali mercati internazional – sotto i 100 dollari la barile. I prezzi dei carburanti in italia hanno subito una leggerissima flessione, ma rimanendo oltre la soglia dei due euro al litro sia per la benzina che per il diesel.

15 marzo

Secondo la testata Automotive News, l’Europa potrebbe produrre circa 700mila vetture in meno rispetto al previsto a causa delle conseguenze della guerra in Ucraina solo nella prima metà del 2022.

Il governo italiano – secondo quanto riportato dalla stampa – potrebbe in settimana emanare  un provvedimento per calmierare il prezzo dei carburanti, si parla di 15 cetesimi al litro, finanziando l’intervento grazie al gettito extra dell’Iva. 

La Procura di Roma ha aperto una inchiesta – allo stato senza indagati e senza ipotesi di reato – per verificare le ragioni dell’aumento incontrollato dei prezzi dei carburanti in Italia.

L’Unione europea starebbe considerando di imporre uno stop all’esportazione di automobili di lusso – oltre i 50mila euro – verso la Russia, sancendo così a livello comunitario quanto già deciso praticamente da tutti i gruppi del settore.

Ventotto tassisti di Madrid sono partiti in convoglio venerdì scorso dalla capitale spagnola per raggiungere il confine con la Polonia e mettere in salvo 140 profughi che verranno ospitati dal Paese iberico. Il rientro della carovana è previsto per domani.

Il colosso energetico francese TotalEnergies – che ricava circa un quarto delle proprie scorte di petrolio e gas dalla Russia – potrebbe finire in tribunale per non aver interrotto i rapporti col Paese belligerante. Secondo una legge varata dal governo di Parigi nel 2017, infatti, le aziende transalpine sono tenute a monitorare la situazione dei diritti umani nelle aree in cui operano.

14 marzo

L’impianto di assemblaggio di Dacia in Romania resterà chiuso da oggi e fino a data da destinarsi “a causa della diminuzione degli ordini di cambio dagli stabilimenti Renault in Russia”. Lo riferisce l’agenzia Profit.ro.

L‘India starebbe considerando di accettare un’offerta russa per comprare il suo petrolio greggio e altre materie prime a prezzi scontati con pagamento tramite una transazione rupia-rublo. L’India, che importa l’80% del suo fabbisogno di petrolio, di solito compra circa il 2% – 3% delle sue forniture dalla Russia, ma con i prezzi del petrolio in crescita del 40% fino ad ora quest’anno, il governo di Delhi starebbe cercando soluzioni per ridurre la sua crescente bolletta energetica.

Mercedes ha fatto sapere che se il governo russo dovesse mettere in atto la minaccia di nazionalizzare gli asset delle società internazionali che hanno fermato i loro affari nel Paese a causa della aggressione alla Ucraina, il danno per l’azienda tedesca potrebbe arrivare a toccare i 2 miliardi di euro.

A partire da mercoled’ 15, Uber applicherà negli Usa un sovrapprezzo per ogni corsa o consegna di cibo, per aiutare i driver a neutralizzare l’impennata del costo dei carburanti. L’aumento – per ora valevole 60 giorni e che andrà direttamente ai conducenti – sarà di 45 o 55 centesimi per i passaggi e di 35 o 45 per l’home delivery.

La scuderia Ferrari di F1 ha sospeso la partnership con l’azienda di software di sicurezza informatica russa Kaspersky. Il marchio di quest’ultima non compare più sulle monoposto e sui caschi dei piloti del Cavallino.

Volkswagen sta cercando una alternativa per rifornirsi di cavi per le proprie auto, elemento fondamentale del processo produttivo, importato principalmente dall’Ucraina. Secondo esponenti del gruppo, sono in corso ricerche per trovare nuovi fornitori sia dall’est Europa che dal sud America, “senza escludere la Cina”.

Il governo francese ha annunciato uno sconto di 15 centesimi di euro al litro sui carburanti per venire incontro alle necessità degli automobilisti e degli autotrasportatori messi in difficoltà dall’aumento dei prezzi.

Negli Stati Uniti il prezzo della benzina è sceso a 4,325 dollari al gallone, in calo – supper di poco – rispetto al massimo toccato venerdi quando si era raggiunto il record di 4,331.

11 marzo

Stellantis ha sospeso tutte le importazioni e le esportazioni dalla Russia per adeguarsi alle sanzioni internazionali.

Anche la FIA – Federazione Internazionale dell’Automobile – prende posizione sul conflitto in corso in Ucraina. Durante il Consiglio Mondiale del Turismo e della Mobilità Automobilistica della scorsa settimana, ai rappresentanti di Russia e Bielorussia è stato chiesto di rinunciare alle loro posizioni all’interno dell’organismo. Nessuna sovvenzione sarà assegnata o pagata ai Club di questi Paesi fino a data da destinarsi.

La Russia reagisce alle sanzioni economiche dell’Occidente e annuncia che le esportazioni di alcuni dei suoi prodotti – tra cui le automobili che vengono costruite nel Paese – saranno interrotte almeno fino alla fine del 2022.

Il vice capo del Consiglio di Sicurezza ed ex presidente della Russia Dmitry Medvedev ha affermato che le aziende occidentali che hanno sospeso la produzione in Russia a causa della guerra in Ucraina, tra le quali anche le case automobilistiche tedesche Volkswagen e Mercedes e il fornitore Continental, “sarebbero a rischio di nazionalizzazione delle loro attività e degli impianti di produzione”.

I supercharger di Tesla in Ucraina, Polonia e Slovacchia sono stati resi gratuiti: in questo modo il costruttore di elettriche vuole aiutare le persone costrette a spostarsi per sfuggire al conflitto.

Il portale di commercio di auto cars.com ha rilevato – nel periodo dal 24 febbraio all’8 marzo – un aumento del 112% delle ricerche online di vetture elettriche, sia nuove che usate, spinte dal balzo in avanti dei prezzi dei carburanti. In particolare l’impennata è stata dell’83% per quanto riguarda le vetture a batteria da immatricolare e del 130% per quelle di seconda mano.

10 marzo

Nissan ha istituito un fondo da 2,5 milioni di euro, battezzato Nissan Cares, a supporto della popolazione Ucraina colpita dalle conseguenze della guerra. 1 milione sarà destinato alla Croce Rossa e ad altre organizzazioni non profit, per sostenere attività di emergenza sanitaria e per altre forniture essenziali. 1,5 milioni andranno invece a sostegno delle famiglie dei dipendenti coinvolte, a vario titolo, nel conflitto.

Suzuki ha comunicato che il suo impianto in Ungheria non esporterà più le auto che produce verso la Russia e l’Ucraina, mercati ai quali sono destinate circa 10mila vetture l’anno, il 10% di quelle realizzate nello stabilimento.

Tesla garantirà ai dipendenti ucraini a cui venisse chiesto di difendere il proprio Paese, almeno tre mesi di stipendio. Lo riferisce la Cnbc citando una e-mail del produttore di elettriche ai dipendenti in Europa, Medio Oriente e Africa. Dopo tre mesi, l’azienda rivaluterà l’impatto della crisi Russia-Ucraina per decidere ulteriori passi necessari.

Il ceo di Volkswagen Herbert Diess mette in guardia sul fatto che la crisi provocata dalla guerra in Ucraina possa avere contraccolpi maggiori rispetto anche a quella provocata dalla scarsità dei chip: “si rischiano prezzi in crescita fuori controllo, scarsità di energia e inflazione”.

Il pilota russo Nikita Mazepin – licenziato dalla scuderia Haas di F1 – ha deciso di mettere in piedi una associazione che aiuti gli atleti del suo paese in difficoltà. Intanto il suo sponsor – il colosso chimico Uralkali – ha comunicato l’intenzione di fare causa al gruppo sportivo americano chiedendo i danni per l’improvvisa interruzione del rapporto economico.

L’azienda statunitense di servizi petroliferi Schlumberger, che ricava circa il 5% delle sue entrate dalla Russia, ha detto che il conflitto in corso probabilmente danneggerà i risultati economici di questo trimestre.

La Germania sta considerando di stringere ulteriori rapporti con il Canada – quarto produttore al mondo di petrolio e sesto per il gas – per ridurre la propria dipendenza energetica dalla Russia. Lo ha detto il cancelliere Olaf Scholz al termine di un incontro col suo collega canadese Justin Trudeau.

L’Irlanda ha deciso di tagliare temporaneamente da oggi le accise applicate su benzina (la riduzione sarà di 20 centesimi al litro) e diesel (il taglio è di 15 centesimi). Il premier di Dublino Pascal Donohoe ha detto che “questo significherà un risparmio di circa 12 euro per un pieno di benzina e 9 euro per il gasolio”.

9 marzo

Toyota ha fatto sapere in un comunicato di avere stanziato circa 2,5 milioni di euro per affrontare la crisi umanitaria in Ucraina. Inoltre il costruttore fa sapere di avere organizzato, fin dai primi giorni del conflitto, aiuti di tipo amministrativo, umanitario e logistico agli oltre 1.700 dipendenti di nazionalità ucraina che lavorano nei suoi stabilimenti nei Paesi limitrofi, in particolare Polonia e Repubblica Ceca.

Porsche conferma la chiusura dello stabilimento di Zuffenhausen che costerà la produzione di 200 Taycan al giorno. Secondo il costruttore, invece, l’impianto di Lipsia già fermo da alcuni giorni, riaprirà a partire da lunedì prossimo.

Il prezzo dei carburanti in Italia continua a crescere e oggi, secondo la rilevazione di Staffetta Quotidiana, in molti distributori nel nostro Paese il diesel – con aumenti anche di 24 centesimi rispetto a ieri – costa più della benzina ed è stabilmente oltre i due euro al litro.

Yandex – la società russa che sta sviluppando sistemi di guida autonoma – ha messo in pausa le proprie operazioni negli Usa. Lo stop comprende sia la sperimentazione dei robotaxi che la società sta portando avanti ad Ann Arbor, nel michigan, sia quella del robot a sei ruote “Rover”, utilizzato per consegne in differenti campus universitari degli Stati Uniti.

Lamborghini interrompe ogni attività in Russia e annuncia l’intenzione di offrire un concreto aiuto in denaro per le necessità dei rifugiati dall’Ucraina.

Secondo il “Transport and Environment”, l’Europa paga ogni anno circa 120 miliardi di euro per importare il petrolio dalla Russia. Per gli analisti, l’Italia riceve il 12% del suo fabbisogno di greggio dal paese belligerante.

Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, la guerra è “una tempesta perfetta” che costerà all’industria – compresa quella automobilistica – “400 milioni di ore di cassa integrazione”.

8 marzo

In risposta al perdurare del conflitto, anche Ferrari si è unita a Porsche e ad altri produttori di supercar nel decidere di sospendere fino a data da destinarsi la produzione e l’esportazione di autovetture destinate al mercato russo.

Gli Stati Uniti hanno deciso lo stop all’importazione di petrolio e gas dalla Russia come ritorsione per l’aggressione in Ucraina. La Gran Bretagna si allinea e annuncia che “entro la fine dell’anno” fermerà l’arrivo di greggio.

Shell ha fatto sapere che chiuderà tutti i suoi distributori di carburante in Russia e taglierà ogni legame economico con società del paese. La notizia è stata confermata dal ceo Ben van Beurden dopo le critiche piovute sulla multinazionale per aver acquistato, lo scorso week end, del greggio russo nonostante le sanzioni internazionali.

Timur Sardarov, l’imprenditore russo che ha rilevato nel 2019 il marchio moto italiano Mv Agusta ha preso posizione contro la guerra in Ucraina. “Non sono mai stato così male, mi sento disgustato, pieno di vergogna e tradito per questo atto crudele che non ci rappresenta”, ha scritto su Instagram.

Nissan ha annunciato l’intenzione di fermare il proprio impianto di San Pietroburgo nei prossimi giorni causa di “ulteriori difficoltà” nella catena di approvvigionamento. Lo ha riferito l’agenzia stampa russa Ria Novosti.

Porsche – dopo Lipsia – potrebbe chiudere anche gli impianti principali di Zuffenhausen a causa delle difficoltà di approvvigionamento. Intanto il costruttore tedesco ha interrotto ogni fornitura di auto in Russia dove, nell’anno fiscale 2021, ha venduto 6.262 esemplari.

Secondo la American Automobile Association, a causa della risalita del costo del petrolio dovuta alla condizione bellica, il prezzo medio della benzina negli Usa ha toccato i 4,07 dollari a gallone, appena sotto il record assoluto di 4,11 raggiunto nel 2008.

Crescono i prezzi delle materie prime sia per le batterie che per le automobili. Alluminio e palladio – tradizionalmente esportati in grandi quantità dalla Russia – hanno entrambi toccato i massimi storici lunedì, mentre il nichel, che è anche usato per fare l’acciaio inossidabile, ha superato per la prima volta il livello di 100mila dollari la tonnellata

Il gigante energetico norvegese Equinor – di proprietà statale – ha confermato che si ritirerà da tutte le sue joint ventures in Russia, per un’ooperazione del valore di circa 1,2 miliardi di dollari.

7 marzo

Stellantis potrebbe chiudere il proprio impianto di Kaluga, fuori Mosca, che produce furgoni e che il gruppo ha insieme a Mitsubishi quando le sanzioni internazionali alla Russia renderanno impossibile l’approvvigionamento di parti. Lo ha detto il ceo Carlos Tavares parlando ai giornalisti americani.

Per Gregory Miller – analista per la Benchmark Mineral Intelligence – “l’aumento dei prezzi di nichel, litio e altri materiali dovuto alla situazione belkica minaccia di rallentare e anche temporaneamente invertire la tendenza a lungo termine di diminuzione dei costi delle batterie, la parte più costosa  delle auto elettriche”, creando così “un ostacolo in più a una adozione più ampia della tecnologia”.

Elon Musk ha dichiarato di ritenere inevitabile – visto il protrarsi del conflitto – un aumento nella estrazione del greggio. “Lo dico a malincuore”, le sue parole.

Shell sta acquistando a prezzi stracciati il petrolio “Ural” dalla Russia. Il ricavato della rivendita, ha ricordato la multinazionale, andrà ai profughi ucraini.

General Motors ha comunicato che donerà 250mila dollari alle associazioni umanitarie che stanno aiutando i profughi ucraini. Il costruttore raddoppierà poi la donazione di 50mila dollari fatta dai suoi dipendenti.

5 marzo

La scuderia americana Haas ha ufficializzato l’addio della sponsorizzazione con il colosso russo Urakali e il licenziamento del pilota – fortemente sostenuto dall’azienda molto vicina al presidente Putin – Nikita Mazepin.

4 marzo

Magna International, fornitore di componenstistica auto a livello globale, ha confermato di aver sospeso tutte le operazioni in Russia. La società canadese ha sei impianti nel Paese e attualmente impiega circa 2.500 persone.

Michelin è l’ultima multinazionale, in ordine di tempo, a risentire dei contraccolpi della situazione bellica. A causa di “importanti problemi di approvvigionamemto dei suoi stabilimenti”, il produttore di gomme fermerà nei prossimi giorni alcuni degli impianti in Europa, con data e durata di ogni stop decisa localmente.

Le difficoltà nell’industria automobilistica causate dall’invasione russa dell’Ucraina si ripercuotono anche sul commercio al dettaglio: Audi strarebbe per imporre il blocco degli ordini per i suoi modelli ibridi.

Pirelli resta – almeno per ora – in Russia, ma “condanna fermamente quanto sta accadendo”. In segno di solidarierà la società ha stanziato 500mila euro per aiutare i rifugiati ucraini e metterà a disposizione dei propri dipendenti un conto corrente per le loro donazioni.

Brembo – nel giorno della presentazione dei conti 2021 – conferma di “osservare con estrema attenzione l’evoluzione della crisi tra Russia e Ucraina” ma sottolinea come l’impatto sul gruppo sia limitato, “non avendo una presenza produttiva nell’area ed essendo circoscritta l’esposizione ai clienti della regione”.

3 marzo

ACI Vallelunga al fianco del popolo ucraino. Fino all’11 marzo chiunque voglia può lasciare alla portineria dell’autodromo di Campagnano beni di prima necessità, farmaci, cibo a lunga conservazione e abbigliamento pesante. Tutto il materiale raccolto verrà quindi affidato alla chiesa di Santa Sofia di Roma che provvederà a consegnarlo alle popolazioni colpite.

Volkswagen ha deciso di sospendere la produzione di veicoli “fino a ulteriori sviluppi” nei siti russi di Kaluga e Nizhny Novgorod. Lo stop alle attività dei due impianti si va a sommare al blocco immediato delle esportazioni di veicoli verso le concessionarie russe.

Motorsport UK  ha vietato ai piloti e ai team con licenza russa e bielorussa di competere nelle competizioni che amministra. Il pilota russo di F1 Nikita Mazepin, che attualmente guida per la Haas, non potrà competere al Gran Premio di Gran Bretagna di quest’anno a meno che la situazione attuale non cambi o riesca ad ottenere una licenza da un altro paese.

Il costruttore di auto russo Avtovaz – controllato dai francesi di Renault – ha fatto sapere che chiuderà gli stabilimenti di Togliatti e Izhevsk questo sabato a causa della carenza di parti elettroniche. Lo stop sarà ripetuto anche nei giorni del 9 e 10 marzo.

Anche Toyota blocca la sua produzione di auto in Russia. A partire da domani venerdi 4 marzo l’impianto che produce 80mila vetture l’anno a San Pietroburgo resterà fermo.

Mitsubishi ha comunicato che potrebbe sospendere sia la produzione che la vendita di propri mezzi in Russia, citando “difficoltà nell’approvvigionamento”. Una decisione in merito potrebbe essere presa oggi.

2 marzo

Stellantis – tramite la propria Fondazione – ha stanziato 1 milione di euro per gli aiuti umanitari a sostegno dei rifugiati e dei civili ucraini sfollati. Il guppo ha annunciato che si affiderà a una Ong locale per l’utilizzo del fondo.

Proseguono le iniziative delle case auto per aiutare la popolazione Ucraina. Dopo lo stanziamento di 1 milione di euro a favore della Croce Rossa da parte della Mercedes, anche Ford e Volkswagen sono scese in campo direttamente. Il costruttore tedesco di Wolfsburg ha donato 1 milione di euro al fondo per la raccolta di aiuti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, mentre l’azienda americana ha versato 100mila dollari al Global Giving Ukraine Relief Fund.

Porsche è l’ultima Casa tedesca che – per effetto della situazione bellica in Ucraina che impatta sulla fornitura di materie primee componenti – è costretta a chiudere temporaneamente un proprio impianto. La fabbrica di Lipsia verrà fermata da oggi fino, almeno, alla fine della prossima settimana, sospendendo così la produzione della Macan e della Panamera.

Honda interrompe l’esportazione di auto e moto verso la Russia. Mazda, dal canto suo, sospende l’esportazione di componenti diretti al suo impianto nel Paese belligerante.

Ford “è stata costretta a rivalutare le operazioni in Russia”, ha scritto il costruttore Usa in una nota, nella quale si dice “profondamente preoccupato per l’invasione dell’Ucraina e le conseguenti minacce alla pace e alla stabilità”.

Exxon, colosso petrolifero Usa, ha annunciato un “graduale ritiro” dalle operazioni in Russia “deplorando l’azione militare in atto che viola l’integrità territoriale dell’Ucraina e danneggia il suo popolo”.

Harley-Davidson ha interrotto ogni rapporto con la Russia, sospendendo la consegna delle sue moto nel paese belligerante.

La FIA – Federazione Internazionale dell’Automobile – oltre a ribadire la cancellazione dal calendario di F1 del Gp di Russia, ha confermato che il pilota della Haas Nikola Mazepin potrà partecipare al mondiale ma da “neutrale”, sotto bandiera della stessa FIA. Cancellati tutti gli eventi motoristici a qualsiasi livello sia in Russia che in Bielorussia.

Bmw ha interrotto l’esportazione di automobili verso la Russia e fermato la produzione nel Paese.

1 marzo 

Prima di presentare ad Amsterdam il piano strategico a lungo termine di Stellantis, il ceo Carlos Tavares ha parlato della crisi bellica in Ucraina. In particolare Stellantis ha creato un fondo per aiutare i suoi 71 dipendenti in Ucraina, con tre dei quali al momento non ci sono contatti. Una task force è poi al lavoro per monitorare gli sviluppi della crisi e i potenziali effetti sulla produzione del gruppo in Russia.

La compagnia petrolifera britannica Bp lascerà la sua partecipazione azionaria (19,75%) nella russa Rosneft che detiene dal 2013. L’amministratore delegato di Bp Bernard Looney si dimetterà con effetto immediato dal cda di Rosneft.

Il Ceo di Shell, Ben va Beurden, ha annunciato l’intenzione della società petrolifera anglo-olandese di interrompere le joint venture con il colosso russo Gazprom ed il suo coinvolgimento nel progetto Nord Stream. “Siamo scioccati dalla perdita di vite umane in Ucraina, che deploriamo come il risultato di una aggressione militare senza senso che minaccia la sicurezza europea”: così la nota aziendale dove è stata resa nota decisione.

Il fornitore automobilistico ZF ha interrotto tutte le esportazioni in Russia dove gestisce anche una joint venture con il produttore di camion Kamaz.

Jaguar Land Rover ha sospeso la consegna delle sue auto in Russia, dove nel 2021 ha venduto 6.900 veicoli. La Casa automobilistica inglese ritiene che le sanzioni imposte dal Regno Unito, dalla UE e dagli Stati Uniti stiano rendendo “troppo difficile” commercializzare le vetture nel Paese.

Carlos Tavares, ceo di Stellantis, ha annunciato che il gruppo ha istituito una task force per “monitorare” il suo personale in Ucraina e conformarsi alle sanzioni verso la Russia. Il manager ha ricordato che il volume di affari che riguarda questo Paese è di circa 20 milioni di euro l’anno

Skoda ha fatto sapere che la produzione nei suoi due impianti in Russia sta andando avanti, almeno per ora, nonostante le sanzioni imposte dalla comunità internazionale. “Limitata”, invece, la realizzazione in particolare della Enyaq Iv – che nasce in uno stabilimento nella Repubblica Ceca – a causa di una crescente difficoltà di approvvigionamento di pezzi. Il costruttore non esclude lo stop totale delle macchine in caso la situazione di tensione si protragga ulteriormente e ha comunicato che ogni “ulteriore decisione verrà presa dal board”.

General Motors – che non ha impianti sul territorio e vende circa 3mila esemplari l’anno – ha annunciato l’intenzione di sospendere per ora ogni rapporto commerciale. Stessa decisione è stata presa da Volkswagen, “in attesa che vengano chiarite nei dettagli la portata delle sanzioni economiche volute dalla Comunità europea e dagli Stati Uniti”, si legge in una nota ufficiale. Il colosso tedesco ha anche dovuto interrompere la produzione in due impianti in Germania, a causa della scarsezza di pezzi che sarebbero dovuti arrivare dall’Ucraina.

Volvo è stato il primo marchio internazionale a interrompere la fornitura di veicoli al mercato russo parlando di “potenziali pericoli”. Gli svedesi vendono circa 9mila esemplari in Russia ogni anno.

Daimler Truck, il settore mezzi pesanti della Casa tedesca, ha congelato le proprie attività commerciali in Russia aggressore con effetto immediato, compresa la cooperazione con il produttore locale di camion Kamaz, che è di proprietà al 47% del conglomerato statale Rostec. Il costruttore sta anche esaminando le opzioni legali per cedere la sua partecipazione del 15% nell’azienda russa.

L’azienda statunitense di servizi petroliferi Schlumberger (SLB.N), che deriva circa il 5% delle sue entrate dalla Russia, ha detto che il conflitto in corso avrebbe probabilmente danneggiato i risultati di questo trimestre.

Il produttore di motori per camion americano Cummins – che ha una fornitura per Kamaz – ha parlato di “possibile impatto sugli affari” ma non ha per ora preso una posizione definitiva.

La coreana Hyundai ha fatto sapere tramite un proprio funzionario che sospenderà – almeno fino al 5 di questo mese – ogni attività nel suo stabilimento di assemblaggio di San Pietroburgo, aperto dal 2011, a causa di interruzioni nella catena di approvvigionamento.

La FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) ha già annunciato che il Gp di Russia previsto per il prossimo settembre a Sochi non si correrà. Secondo alcune testate internazionali potrebbe arrivare oggi stesso l’esclusione dal Circus del pilota della Haas Nikola Mazepin. Il team americano – ma finanziato dal colosso della chimica Uralkali – potrebbe cercare un’altra guida da mettere al volante della sua monoposto anche perché la attuali limitazioni impedirebbero a Mazepin di entrare in quasi tutti i Paesi dove si correranno i Gran Premi.