Maserati Sebring, capolavoro sottovalutato.

Marzo 1, 2022

Marchio dalla nascita legato alle competizioni sportive di massimo livello, la Maserati, diventata di proprietà della famiglia Orsi dopo la fuoriuscita dei fondatori, deve affrontare una difficile crisi aziendale nella seconda metà degli anni Cinquanta. Si decide così di abbandonare almeno ufficialmente le gare, e di puntare sulla produzione di modelli “stradali”, fino ad allora marginali nella strategia della Casa, circoscritti ad un numero limitatissimo di esemplari realizzati artigianalmente da vari carrozzieri.

Al Salone di Ginevra del 1957, viene presentata la 3500 GT, la prima del Tridente destinata ad una vera e propria produzione di serie e che verrà costruita fino al 1964 in circa 2.000 esemplari, traguardo notevole all’epoca per una granturismo di prestigio. Ad affiancarla, dopo l’apparizione di un prototipo al Salone di Torino del 1961, la 3500 GTi S (S per Sebring, in ricordo del successo di Fangio e Behra nella 12 Ore statunitense) che debutta l’anno successivo alla rassegna svizzera.

Una Maserati spesso storicamente sottovalutata, anche perché dal 1963 dovrà fare i conti in famiglia con l’anticonformista Mistral, pur avendo molte frecce al suo arco in fatto di stile e qualità dinamiche. Se la realizzazione della 3500 GT era stata affidata alla milanese Touring, per la nuova Sebring entrano in campo la torinese Vignale e il designer Giovanni Michelotti. 

Rispetto per la tradizione

Il tema della coupé due posti più due viene interpretato seguendo canoni classici, puntando su tratti di pura eleganza, senza accenti stravaganti, con un frontale sporgente in avanti a doppi fari gemellati e sottile presa d’aria sul cofano, fiancate molto “pulite” sottolineate da una barra cromata e prese d’aria ai parafanghi anteriori, parte posteriore squadrata con gruppi ottici verticali ad elementi circolari e due tubi di scarico. In evidenza i pneumatici di abbondanti dimensioni montati su cerchi, optional a raggi, da 16 pollici.

Nel rispetto della tradizione l’abitacolo, curato nell’allestimento e accogliente per due persone, mentre i posti posteriori sono piuttosto sacrificati. Pregiati i rivestimenti in pelle dei sedili, ricchissima la strumentazione e assai ben disposti i comandi e il volante a tre razze. Un insieme che conferma la volontà della Maserati di offrire qualcosa di più in termini di comodità ed equipaggiamenti su auto ad alte prestazioni, distinguendosi dalla concorrenza.  

Sei cilindri in linea

La GTi S, a trazione posteriore, si basa sul telaio a passo corto (2,50 metri per 4,47 di lunghezza complessiva del corpo vettura) utilizzato dalla variante spider della 3500 GT, altra opera di Vignale, con sospensioni anteriori indipendenti a quadrilateri e posteriori a ponte rigido con balestre, quattro freni a disco e doppio servofreno. 

Ancora dalla 3500 GT viene ripreso il motore sei cilindri in linea 3,5 litri, dalle origini agonistiche (in alluminio, bialbero, camere di scoppio emisferiche, doppia accensione), che si distingue per l’alimentazione ad iniezione indiretta della britannica Lucas, allora una scelta d’avanguardia. Il cambio è a cinque marce sincronizzate e disponibile, a richiesta, il differenziale autobloccante. La potenza di 235 cavalli permette di superare i 230 chilometri orari, ma la Sebring offre soprattutto, rispetto alle dirette rivali e grazie all’iniezione, ottima souplesse di marcia e l’assetto non estremizzato favorisce il comfort.

Con un prezzo di oltre 5mila lire, la coupé 2+2 Maserati è un po’ più economica di una Ferrari 250 e molto più cara di una Jaguar E Type, riesce però a conquistare un discreto numero di estimatori e a restare a lungo sulla breccia. Nel 1965 arriva un moderato restyling, successivamente il motore salirà di cilindrata a 3,7 e a 4,0 litri per raggiungere i 255 cavalli, non mancheranno un cambio automatico a tre rapporti e il condizionatore d’aria. Circa 600 le unità costruite al traguardo del 1969, quando la casa del Tridente è già entrata nell’orbita Citroën.